MaskHaze: tutte le news su mascherine e igienizzanti

mascherina per dormire

Ad oggi, le mascherine più efficaci nella lotta contro il Coronavirus sono le maschere filtranti o respiratorie, altrimenti dette dispositivi di protezione individuale (DPI). Dotate di elevata capacità filtrante, che blocca l’ingresso nelle vie aeree di particelle e microrganismi anche molto piccoli, queste maschere garantiscono un’ottima protezione dell’individuo anche ad alti livelli di esposizione al rischio di contagio.

Una notevole differenza rispetto alle mascherine chirurgiche, i dispositivi medici che ormai conosciamo tutti, che invece non sono pensate per proteggere chi le indossa ma per evitare che chi le indossa infetti gli altri.

È bene che tutti questi dispositivi vengano usati con coscienza, attenzione e consapevolezza: possono infatti non portare ad alcun risultato se danneggiati o se utilizzati in modo sbagliato.

Di sicuro non è facile utilizzarli in modo corretto mentre si dorme, tuttavia in alcune situazioni è bene indossare una mascherina per dormire. Vediamo quando e come fare. 

Usare la mascherina per dormire 

Non è facile utilizzare correttamente i dispositivi di protezione individuale mentre si dorme. Questi, infatti, potrebbero essere inconsapevolmente rimossi, abbassati o sollevati dal viso durante il sonno, inibendone così del tutto l’efficacia.

Il funzionamento di questi dispositivi, così come quello delle mascherine chirurgiche, dipende infatti fortemente dal modo in cui si utilizzano e dal rispetto di alcune buone norme di comportamento (ad esempio lavarsi le mani prima di indossarli, non toccare la mascherina quando è sul viso, non utilizzarla oltre la durata prevista, ecc.). 

Tuttavia, possono esserci alcuni casi molto particolari, in cui si rende necessario l’uso della mascherina per dormire. Vediamo quando.

Leggi anche: Mascherina per evitare il contagio: quale scegliere? 3 modelli + 2 falsi miti da conoscere ora 

usare mascherina per dormire

Quando usare la mascherina per dormire

Si rivela necessario indossare la mascherina per dormire per proteggersi dal contagio del Coronavirus (e di altri virus, in generale) quando, ad esempio, si condivide la stanza da letto o l’appartamento con una persona sintomatica o colpita dalla malattia.

Agli individui malati è fortemente raccomandato l’isolamento in una stanza e quindi la separazione dagli altri abitanti dell’appartamento.

Tuttavia, essendo in alcuni casi difficile rispettare tale condizione, le persone conviventi possono proteggersi dalla contaminazione indossando un dispositivo di protezione individuale giorno e notte.

In questo modo, grazie all’elevata capacità filtrante di cui sono dotati questi DPI, è possibile tenere lontani i virus di dimensioni infinitesimali. In particolare, le mascherine consigliate a chi è esposto fortemente al rischio di contagio sono i modelli FFP2 e FFP3, entrambi certificati secondo la norma EN 149 e concepiti per funzionare da barriera all’ingresso di microrganismi, particelle nocive e polveri sottili nelle vie aeree dell’individuo.

Non a caso, sono questi i dispositivi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a medici e personale sanitario impegnati nei reparti Covid-19 degli ospedali.

Un altro caso in cui potrebbe essere necessario indossare una mascherina per dormire è la permanenza presso strutture di accoglienza collettive come, ad esempio, le RSA. In un contesto del genere, dove non è detto che la distanza sociale tra le persone possa essere sempre rispettata e dove comunque gli ospiti anziani si ritrovano tutti all’interno dello stesso ambiente chiuso, potrebbe essere utile proteggerli dal contagio mediante l’uso notturno di un DPI.

Accorgimenti sull’utilizzo della mascherina DPI per dormire

Come più volte sottolineato anche dalle autorità medico-sanitarie, l’uso dei dispositivi di protezione individuale va accompagnato ad alcune norme di comportamento indispensabili per limitare la diffusione del virus. Se tali norme vengono trascurate, l’uso della mascherina da solo non può garantire una difesa completa dal contagio.

accorgimenti utilizzo mascherina per dormire

Qui di seguito, si elencano alcuni consigli rivolti a chi utilizza una mascherina per dormire:

  • Cercare di mantenere l’isolamento degli individui infetti o sintomatici che vivono nella stessa casa.
  • Tenere sempre a mente la regola del distanziamento sociale tra le persone.
  • Se si è certi di non aver contratto il virus e di non essere positivi, scegliere una mascherina DPI dotata di valvola di espirazione. La valvola renderà più agevole la respirazione durante il sonno. Inoltre, permettendo al fiato di fuoriuscire, eviterà che si formi umidità all’interno della maschera, aumentando anche il comfort dell’individuo.
  • I DPI con valvola di espirazione non vanno assolutamente utilizzati dagli individui sintomatici, malati o che ritengono di aver contratto il virus. La valvola, infatti, lascerebbe fuoriuscire microscopiche goccioline di saliva infette che potrebbero contaminare l’ambiente rappresentando un pericolo per le altre persone.
  • Prima di indossare la mascherina occorre lavarsi le mani con estrema cura e attenzione, usando acqua tiepida e sapone oppure una soluzione idroalcolica disinfettante, come il gel igienizzante mani.
  • La mascherina deve aderire perfettamente al volto e coprire naso, mento e bocca.
  • Solitamente, i DPI sono fatti per coprire un turno lavorativo di otto ore, trascorse le quali la maschera comincia a perdere la sua capacità filtrante e quindi a risultare meno efficace. Pertanto, per assicurarsi una protezione continua, si consiglia di puntare la sveglia per rimuovere la maschera in tempo e sostituirla con una nuova.
  • Dopo aver rimosso la mascherina occorre igienizzare di nuovo con cura le mani.
  • Se non è previsto dalle indicazioni fornite dalla ditta produttrice, la stessa mascherina DPI non va utilizzata per più notti di fila.

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mascherina per evitare contagio

Dall’inizio della fase 2 è diventato obbligatorio indossare una mascherina per evitare il contagio da Coronavirus, ma non dobbiamo cadere nell’errore che le mascherine funzionino sempre e in tutti i casi. 

Questi dispositivi, infatti, non sono tutti uguali e non offrono tutti lo stesso livello di protezione dagli agenti patogeni. Inoltre, la loro efficacia non dipende solo dal fatto di indossarli o meno, ma è strettamente legata anche al modo in cui vengono utilizzati e al rispetto nei confronti di alcune norme di comportamento indispensabili per limitare la diffusione del virus. Come le autorità sanitarie hanno spesso ribadito, infatti, occorre che ognuno di noi prenda delle precise precauzioni, specialmente nei luoghi pubblici.

Approfondiamo le principali differenze tra le mascherine, scopriamo quali scegliere per proteggersi dall’infezione e cerchiamo di fare chiarezza sfatando due falsi miti molto importanti da conoscere.

Come scegliere la mascherina per evitare il contagio

Quello che abbiamo imparato negli ultimi mesi è che non tutte le mascherine sono uguali. Alcune, ad esempio quelle semplici in carta, quelle in stoffa o quelle comunemente usate come mascherine antismog, sono inefficaci per limitare la diffusione dei virus.

Le mascherine chirurgiche, come vedremo nel prossimo paragrafo, possono offrire un certo tipo di protezione ma sono inadatte all’utilizzo in alcuni contesti. I dispositivi di protezione individuale DPI sono certamente i più adatti a proteggere dal Coronavirus.

Vediamo perché e quali sono i falsi miti da sfatare riguardo l’uso della mascherina per evitare il contagio.

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Come scegliere la mascherina per evitare il contagio

Mascherina chirurgica

La mascherina chirurgica, quella che durante la fase 2 siamo tutti chiamati a indossare obbligatoriamente, è un dispositivo medico che si compone di 3-4 strati di materiale tessuto non tessuto.

Questo modello di mascherina non protegge dal contagio chi la indossa, ma evita che le goccioline di saliva e gli schizzi di altri fluidi organici del portatore di diffondano nell’aria. Serve quindi a proteggere gli altri e l’ambiente dall’eventuale contatto con virus e batteri.

Le mascherine chirurgiche, infatti, non possiedono un filtro che faccia da barriera all’ingresso dei microrganismi nelle vie aeree. Pertanto, possono essere indossate da chi presenta sintomi come tosse, raffreddore e febbre per proteggere chi gli sta intorno. 

Mascherina DPI per evitare il contagio 


Con i dispositivi di protezione individuale il discorso cambia notevolmente. Questi, infatti, vengono definiti anche maschere respiratorie o maschere filtranti, proprio in virtù della loro capacità di filtrare le particelle presenti nell’aria ed evitare che entrino nelle vie aeree del portatore.

Queste maschere, conformi alla norma EN 149, sono infatti in grado di proteggere dal contatto con microrganismi dalle dimensioni piccolissime, fumi, particolati, polveri sottili e agenti inquinanti. Possono quindi difendere dal contagio con il Coronavirus ma non solo. 

In particolare, chi desidera una mascherina per evitare il contagio deve scegliere un DPI modello FFP2 o FFP3. Entrambi vengono utilizzati dal personale medico sanitario fortemente esposto al rischio di contagio e da chi convive o lavora a stretto contatto con pazienti positivi o infetti da Covid.

Le mascherine FFP2 filtrano fino al 92% di particelle nocive, mentre le mascherine FFP3 arrivano a un’efficacia del 98%. 

Alcuni DPI sono dotati di valvola di espirazione, utile a migliorare la respirazione e il comfort di chi li indossa perché evita la formazione di umidità all’interno della maschera. I DPI dotati di valvola non vanno, però, utilizzati dalle persone malate o positive al Covid-19 in quanto, lasciando fuoriuscire il fiato, permetterebbero la diffusione di goccioline di saliva infette.

Mascherina per evitare il contagio: 2 falsi miti da sfatare


Veniamo ai miti da sfatare circa l’uso della mascherina per evitare il contagio.
La mascherina va utilizzata quando si è da soli, ad esempio quando si è in auto o in casa?
La risposta a questa domanda è assolutamente no. Se si è da soli all’interno della propria auto o in casa non si corre alcun rischio di contrarre il virus. La mascherina va infatti utilizzata quando si è in un luogo pubblico e in un luogo chiuso, tutte le volte che non è possibile mantenere la distanza sociale di un metro e mezzo raccomandata dalle autorità sanitarie.

La mascherina è sufficiente per evitare il contagio da Covid-19?
No, come hanno sempre sottolineato l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le altre autorità competenti, la mascherina da sola non basta ad assicurare una protezione totale. Occorre, infatti, anche adottare alcune norme igieniche, di comportamento e di buon senso determinanti nel contrastare la diffusione del virus.

mascherina per evitare contagio falsi miti

Una corretta igiene delle mani (lavando spesso le mani o utilizzando un gel disinfettante mani) assieme al mantenimento della distanza sociale dalle altre persone sono le prime due regole che siamo tutti tenuti ad osservare.
Poi, occorre che la mascherina sia utilizzata nel modo giusto, altrimenti potrebbe non garantire un livello adeguato di difesa. Per funzionare bene, la mascherina:

  • Deve coprire naso e bocca e aderire perfettamente al volto. 
  • Non deve essere maneggiata con le mani sporche e non venire a contatto con superfici contaminate.
  • Non va scambiata con quella indossata da altre persone.
  • Non bisogna toccarsi il viso mentre si indossa la mascherina.
  • Va indossata solo per il tempo consentito e indicato sulla confezione del prodotto: la durata delle mascherine chirurgiche, ad esempio, è garantita per non più di tre ore. Passato questo tempo, il dispositivo va rimosso, gettato, e sostituito con uno nuovo.

Leggi anche: Mascherina e raffreddore: 5 motivi per indossarla

mascherina per lavoro

Inutile negare che la materia “lavoro” si sia rivelata come una delle più complesse da gestire sia durante il picco della crisi sanitaria da Covid-19 e sia durante il progressivo ritorno alla normalità.

La prima regola considerata ormai “universale”, che deve essere quindi rispettata in tutte le situazioni, è quella di poter mantenere una distanza di almeno un metro e mezzo tra le persone. E questo vale sia i lavoratori e sia, eventualmente, per chi proviene dall’esterno, come succede negli uffici aperti al pubblico.

La seconda regola, anch’essa ormai universale, è l’uso di una mascherina per lavoro, da indossare per l’intera durata del turno.

I provvedimenti presi per il settore non finiscono qui. In alcuni casi, ad esempio, è prevista la misurazione della temperatura a inizio giornata, così come il ricorso ai tamponi, se necessario.

Altre misure riguardano la riorganizzazione degli spazi e delle fasce orarie per poter “diluire” la presenza dei dipendenti nell’arco della giornata ed evitare che troppe persone insieme condividano uno spazio ristretto.
Dispenser di disinfettanti e soluzioni idroalcoliche, così come la sanificazione frequente degli ambienti sono altri interventi molto importanti che vanno adottati nei luoghi di lavoro.

Le aziende e gli uffici che non agiranno in linea con queste disposizioni correranno diversi rischi, dalle sanzioni alla sospensione delle attività.
Qui ci concentriamo, in particolare, su una di queste misure: l’uso della mascherina per lavoro.

Leggi anche: Mascherina e raffreddore: 5 motivi per indossarla

mascherina per dipendenti pubblici

Mascherina per lavoro: cos’è e quando serve

La mascherina resa obbligatoria per lavoro è, nella maggior parte dei casi, quella chirurgica. Come vedremo nei prossimi paragrafi, fa eccezione il personale sanitario che lavora nei reparti Covid-19.

La mascherina chirurgica è un dispositivo medico pensato per far da barriera alle goccioline di saliva e di altri fluidi provenienti dal portatore ed evitare, così, che si trasmettano all’esterno. In questo modo, si limita la diffusione di virus e batteri nell’aria.

Pertanto, questi dispositivi non proteggono chi li indossa, ma funzionano come barriera tra chi li indossa e l’ambiente circostante. Servono, in pratica, a proteggere gli altri dal rischio di eventuali contagi.

Vediamo, in particolare, cosa prevedono le attuali disposizioni circa l’uso della mascherina chirurgica nei luoghi di lavoro.

Chi deve indossare una mascherina per lavoro

Per disposizioni delle autorità, in base alle linee guida fornite in occasione della pandemia da Covid-19 e, successivamente, durante la fase due, sono davvero tanti coloro chiamati a indossare una mascherina per lavoro.  

In generale, l’intera popolazione è obbligata a indossare la mascherina chirurgica nei luoghi chiusi e in tutte quelle situazioni in cui non è possibile garantire il rispetto di un distanziamento adeguato tra gli individui. Ovviamente, sono tenute a indossarla anche le persone che mostrano sintomi come tosse e raffreddore (anche se sarebbe il caso che queste rimanessero a casa).

Allo stesso modo, tutti i dipendenti che lavorano a contatto con il pubblico devono portarla. La regola del distanziamento sociale vale, infatti, per tutti gli uffici, sia che si tratti di luoghi aperti al pubblico e sia che si tratti di luoghi privati: pertanto, tutti i dipendenti pubblici e privati sono tenuti a indossare la mascherina per lavoro.

Lo stesso vale assolutamente anche all’interno di fabbriche e stabilimenti produttivi, così come per gli addetti alla vendita di qualsiasi tipo di beni, le forze dell’ordine, i conducenti dei mezzi pubblici, i dipendenti del settore della ristorazione, gli operatori del settore cosmesi e benessere e, in generale, chiunque lavori fuori casa.

Le mascherine chirurgiche possono essere usate anche dai dentisti e dal personale medico sanitario che non interviene nei reparti Covid-19. Nel prossimo paragrafo vedremo che per i medici e gli infermieri che lavorano a contatto con pazienti infetti e positivi occorre un altro tipo di dispositivo.

Mascherina per lavoro DPI: quando è necessaria?

Le mascherine che garantiscono una protezione completa dal Coronavirus ma anche da altri tipi di virus, così come dalle polveri sottili, i fumi e gli agenti inquinanti, sono i dispositivi di protezione individuale (DPI). Questi, infatti, sono in grado di proteggere l’apparato respiratorio dall’ingresso di particelle nocive dalle dimensioni piccolissime (0,6 micron).

I DPI vengono infatti usati per evitare che chi li indossa possa inalare sostanze pericolose o entrare in contatto, appunto, con i virus. Vanno quindi indossati quando si è sottoposti a un livello alto di esposizione al contagio.

Ecco perché queste sono le mascherine raccomandate dalle autorità sanitarie ai medici, agli infermieri e al personale che lavora a stretto contatto con i pazienti Covid-19.

Non a caso, i DPI sono regolati da standard normativi molto rigidi. Per risultare conformi devono possedere la marcatura CE e devono dimostrare di aver superato diversi test e prove di efficienza. 

mascherina per luoghi di lavoro

La normativa di riferimento per questi dispositivi è la EN 149. Questa li suddivide in tre classi a seconda della loro capacità filtrante: mascherine FFP1, FFP2 e mascherine FFP3

Il personale medico sanitario che lavora nei reparti Covid-19 è tenuto a indossare le mascherine FFP2 e FFP3, che garantiscono un’efficacia filtrante pari al 92% e al 98%. Per lo stesso motivo, anche i dipendenti di alcuni settori industriali devono indossare gli stessi dispositivi, specie se lavorano a contatto con sostanze nocive come l’amianto.

Leggi anche: Mascherina per polveri sottili e coronavirus: soluzione o rimedio temporaneo?

mascherina per raffreddore

In occasione dell’emergenza sanitaria da Covid-19, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute hanno diffuso alcune linee guida da seguire per limitare i contagi tra la popolazione.

Uno dei nodi centrali riguarda l’uso delle mascherine, che nella tanto attesa fase 2 sono divenute obbligatorie per la maggior parte delle situazioni da svolgersi in pubblico e nei luoghi chiusi. Questo, in virtù della loro capacità di far da barriera nei confronti di eventuali virus e batteri contenuti nella saliva del portatore. Per lo stesso motivo, sarebbe quindi il caso di indossare una mascherina tutte le volte che si mostrano sintomi come quelli influenzali, anche indipendentemente da una situazione pandemica.

Approfondiamo perché indossare una mascherina per il raffreddore e come funziona. 

Usare una mascherina per raffreddore

Innanzitutto, bisogna insistere sul fatto che, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le altre autorità sanitarie hanno più volte ribadito, non basta indossare una mascherina per proteggersi dai virus.

L’utilizzo della mascherina, infatti, deve essere accompagnato all’adozione di alcune norme di comportamento che sono divenute particolarmente rilevanti durante la pandemia da Covid-19 ma che potrebbe essere il caso di adottare in ogni occasione. La prima fra queste è il distanziamento sociale: tra una persona e l’altra dovrebbe infatti intercorrere una distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo.

L’altra norma fondamentale è l’igiene delle mani: queste andrebbero infatti lavate e disinfettate accuratamente più volte al giorno, in mancanza di acqua e sapone anche con un gel igienizzante mani.

Vediamo adesso qual è la tipica mascherina per raffreddore, perché conviene usarla e quali accortezze prendere.

Leggi anche: Mascherina per polveri sottili e coronavirus: soluzione o rimedio temporaneo?

perchè usare mascherina per raffreddore

Qual è la mascherina per raffreddore?

Chi ha il raffreddore e non può restare a casa è bene che protegga gli altri indossando una mascherina chirurgica. Si tratta del dispositivo medico di colore verde/blu che tutti abbiamo imparato a conoscere a causa del Coronavirus e che, a partire dalla fase 2, è divenuta obbligatoria quasi sempre.

La mascherina chirurgica non è pensata per proteggere chi la indossa, ma l’ambiente e gli individui che circondano il portatore: questo dispositivo, infatti, evita che le sue goccioline di saliva e altri fluidi biologici vengano disperse nell’aria. Pertanto, anche le persone infette o positive al Coronavirus sono tenute a indossarla.

Chi invece vuole proteggere se stesso dal contagio deve optare per i dispositivi di protezione individuale, ossia le maschere filtranti o respiratorie.

Perché indossare la mascherina per raffreddore

Quali sono quindi i motivi per cui è necessario indossare una mascherina per il raffreddore?

Innanzitutto, oltre a essere ribadito dalle autorità sanitarie in occasione della pandemia da Covid-19, indossare una mascherina in presenza di sintomi come tosse e raffreddore è sempre altamente consigliato per evitare che i propri virus e batteri raggiungano le vie aeree delle altre persone. Il Coronavirus, infatti, non è l’unico virus influenzale pericoloso che conosciamo. Indossare la mascherina, pertanto, è un gesto di civiltà e altruismo che aiuta a prevenire l’influenza, fermo restando che chi mostra tali sintomi dovrebbe restare a casa e non uscire.

A proposito di altruismo, quando si indossa una mascherina per il raffreddore bisogna pensare che, in questo modo, si proteggono da virus e batteri anche tutte quelle persone che, per svariati motivi clinici, hanno il sistema immunitario seriamente compromesso. Per loro, contrarre anche solo un banale raffreddore può risultare molto pericoloso.

Ancora, indossare una mascherina nei periodi in cui l’aria è densa di pollini (ad esempio in primavera) può rappresentare un sollievo per le persone allergiche. Soprattutto, se queste, oltre a soffrire di allergia, hanno anche contratto il raffreddore e la loro capacità respiratoria si è ridotta. La mascherina chirurgica non possiede una capacità filtrante in grado di filtrare l’ingresso di virus, batteri e altri microrganismi, ma può comunque fornire una leggera protezione nei confronti dei pollini più grossolani.

Sempre per prevenire i contagi, è bene indossare una mascherina per il raffreddore nei luoghi chiusi, ossia dove i virus circolano più facilmente e la distanza tra le persone è più ridotta.

Infine, si ricorda che al momento è obbligatorio indossare le mascherine chirurgiche in numerose situazioni della vita quotidiana. Pertanto, per non correre il rischio di pesanti sanzioni è bene rispettare l’obbligo. 

come usare la mascherina per raffreddore

Mascherina per raffreddore: consigli pratici

Il corretto funzionamento della mascherina per raffreddore può essere compromesso se non vengono rispettate alcune norme per l’utilizzo. Si ricorda, ad esempio che:

  • Le mascherine vanno maneggiate esclusivamente dopo aver lavato con cura le mani. Inoltre, dopo aver rimosso il dispositivo dal viso occorre lavare o disinfettare di nuovo le mani.
  • Le mascherine chirurgiche sono monouso, pertanto vanno gettate dopo averle rimosse dal viso e mai riciclate per usi successivi.
  • La mascherina deve coprire naso e bocca. Durante l’utilizzo bisogna evitare di toccarla o di toccarsi il viso con le mani non pulite.
  • Non ha senso indossare più mascherine sovrapposte una sull’altra.
  • L’efficacia della mascherina chirurgica è assicurata per una durata di non più di tre ore. Passato questo tempo, la mascherina va sostituita con una nuova.
  • Se la mascherina risulta sporca, danneggiata o è stata a contatto con oggetti e superfici contaminate non va indossata.
  • Una volta rimossa, la mascherina va immediatamente smaltita nel contenitore della raccolta indifferenziata.

Leggi anche: Mascherina protettiva: la differenza tra i modelli DPI e non DPI

mascherina polveri sottili

Le mascherine per polveri sottili non sono tutte uguali. Alcuni dei modelli che vediamo indossare dalle persone nelle città più trafficate e ad alti livelli di inquinamento non sono adatte a proteggere le vie respiratorie dalle polveri sottili. Le stesse mascherine si rivelano pressoché inutili anche contro il Coronavirus. In particolare, ci riferiamo soprattutto alle mascherine semplici in carta, quelle in cotone o in altri tipi di tessuto. 

Bisogna poi aggiungere che anche le mascherine chirurgiche non garantiscono una protezione efficace contro particelle così infinitesimali come i virus o come quelle di cui sono composte le polveri sottili. Questo, perché si tratta di dispositivi pensati per un altro scopo, ossia per evitare che da chi le indossa fuoriescano schizzi di fluidi biologici e saliva potenzialmente contaminati da virus e batteri. 

Inoltre, è difficile che tutti i prodotti fin qui elencati riescano ad aderire perfettamente al volto di chi li indossa, come una buona mascherina per polveri sottili e per virus dovrebbe fare.

Pertanto, se non possiamo contare sull’efficacia di mascherine chirurgiche, in tessuto o in carta, quali sono i dispositivi che garantiscono un ottimo livello di protezione dalle polveri sottili?   

Mascherina per polveri sottili e Coronavirus

Tra le polveri sottili presenti nell’aria che respiriamo quotidianamente nelle nostre città ci sono anche i pericolosissimi particolati PM10, PM2,5 e quello ultrasottile. Si tratta di sostanze particolarmente insidiose perché si depositano nei polmoni e, a lungo andare, possono causare danni notevoli all’apparato respiratorio e malattie anche piuttosto gravi e in alcuni casi mortali. 

Le particelle di cui si compongono hanno delle dimensioni davvero piccolissime e non tutte le mascherine presenti in commercio possono proteggere le vie aeree dall’inalazione di particelle così piccole.

Vediamo quindi qual è il tipo di mascherina per polveri sottili più affidabile e se questa rappresenta una soluzione anche per limitare il contagio da Covid-19.

Leggi anche: Mascherina protettiva: la differenza tra i modelli DPI e non DPI

migliore mascherina polveri sottili

La mascherina per polveri sottili più efficace 

Chi desidera proteggersi dalle polveri sottili presenti nell’aria delle città inquinate, così come chi lavora a contatto con materiali pericolosi e tossici come l’amianto o il piombo deve indossare una maschera respiratoria o filtrante.

Non a caso, questi prodotti vengono definiti dispositivi di protezione individuale. La loro produzione e il loro funzionamento devono risultare conformi agli standard previsti da una norma tecnica molto rigorosa, la EN 149.

La stessa norma classifica questi dispositivi in tre classi, a seconda della capacità filtrante che possiedono: FFP1, FFP2 e FFP3.

La migliore mascherina per polveri sottili è la mascherina FFP3, che funziona da barriera per il 98% dei microrganismi patogeni e inquinanti, fumi, aerosol e polveri sottili presenti nell’aria. Riuscendo a garantire protezione contro particelle di dimensioni fino a 0,6 micron, la mascherina FFP3 rappresenta un’ottima soluzione per proteggere l’individuo anche dal contagio dei virus.

Le maschere filtranti FFP2 e FFP1, invece, possiedono un’efficacia filtrante più ridotta e offrono quindi un livello di protezione più basso. 

Chiaramente, perché funzioni bene, qualsiasi maschera deve essere utilizzata nel modo corretto, e questo vale sia nel caso in cui il dispositivo debba proteggere dal Coronavirus e sia che debba proteggere dalle polveri sottili. Bisogna quindi attenersi alle indicazioni presenti sulla confezione e alle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie e da quelle competenti per quanto riguarda il modo corretto in cui si indossa e si rimuove dal viso. 

Inoltre, le mascherine non devono essere maneggiate con le mani sporche o poste a contatto con superfici potenzialmente contaminate. Infine, non vanno utilizzate se danneggiate e vanno gettate una volta che la durata della loro efficacia si è esaurita.

Mascherina per polveri sottili: soluzione o rimedio temporaneo al Coronavirus?

Riassumendo: se come mascherina per polveri sottili viene utilizzata una maschera filtrante FFP3, che abbiamo capito essere il modello più efficace contro microrganismi e pericolosi particolati, si può essere certi di aver scelto un dispositivo estremamente efficace e protettivo anche nei confronti del Coronavirus.

Non a caso, per disposizione delle autorità sanitarie, le mascherine FFP2 e FFP3 devono essere indossate in primo luogo da medici e infermieri che devono affrontare l’emergenza sanitaria e che sono quindi esposti a un rischio medio o alto di contagio. Per il personale sanitario, quindi, i dispositivi di protezione individuale rappresentano sicuramente una soluzione definitiva per difendersi dal virus.

Chi invece utilizza un altro tipo di mascherina per proteggersi dalle polveri sottili (come, ad esempio, una mascherina chirurgica o una semplicissima mascherina in stoffa o in carta) non ha individuato alcuna soluzione definitiva né per proteggersi dal virus e né, tantomeno, per proteggersi dalle polveri sottili.

mascherina polveri sottili e coronavirus

Il motivo risiede nel fatto che questi prodotti non possiedono alcuna capacità filtrante in grado di tenere lontane le particelle molto piccole dalle vie respiratorie dell’individuo. Al massimo, e in mancanza di altro, possono fornire solo una blanda protezione contro le particelle più grossolane.

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mascherina protettiva

Affermare che una mascherina è protettiva significa ben poco: da quando è iniziata la pandemia da Covid-19, nei mesi scorsi, abbiamo infatti imparato che le mascherine non sono tutte uguali.

Le mascherine chirurgiche, ossia i dispositivi medici che di recente sono stati distribuiti gratuitamente alla popolazione di alcuni comuni, si distinguono dai dispositivi di protezione individuali (DPI), ossia le maschere respiratorie più complesse. Queste, in particolare, sono quelle che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, devono essere indossate da medici e personale sanitario impegnato in prima linea negli ospedali nella lotta contro il Coronavirus.

Una prima differenza sostanziale tra le due tipologie di maschere è questa: mentre quella chirurgica protegge da eventuali schizzi di saliva e altri liquidi biologici, i DPI proteggono anche da microrganismi, particelle e polveri molto più sottili e presenti nell’aria. Da ciò deriva che è molto importante scegliere la propria mascherina protettiva a seconda dell’utilizzo che si prevede di fare e al grado di esposizione al contagio al quale si pensa di essere sottoposti.

mascherina protettiva non dpi

Come scegliere la mascherina protettiva

Tra i diversi fattori che concorrono nella scelta di una mascherina protettiva c’è, appunto, il grado di rischio e l’utilizzo che se ne fa. Abbiamo detto, infatti, che chi lavora nei reparti ospedalieri Covid-19 a contatto con pazienti positivi o infetti deve assolutamente indossare le maschere respiratorie per proteggere le proprie vie aeree dall’inalazione del virus. La stessa cosa, però, vale anche per chi lavora a contatto con determinate sostanze tossiche (ad esempio, l’amianto): i dispositivi di protezione individuale vengono, infatti, usati anche in alcuni settori industriali. 

In generale, quindi, l’uso dei DPI è raccomandato a chi ha la necessità di proteggere le proprie vie respiratorie da virus, polveri sottili e altri agenti inquinanti molto sottili perché fortemente a rischio di inalazione. Le mascherine chirurgiche, invece, che trattengono gli schizzi di saliva, non nascono per proteggere chi le indossa ma le persone e l’ambiente circostante. Ecco perché sono usate dai dentisti e medici specialisti e, soprattutto, ecco perché possono essere usate da persone positive o potenzialmente positive al Covid-19.

Pertanto, il livello di protezione di una mascherina protettiva non DPI è diverso da quello di un DPI: le due tipologie devono, oltretutto, sottostare a normative differenti che ne stabiliscono i requisiti da rispettare e il tipo di efficacia da garantire.

Un’altra variabile da considerare è la durata delle mascherine: quelle chirurgiche, di solito, mantengono la loro efficacia per non più di tre ore. Le maschere respiratorie, invece, garantiscono una durata di almeno otto ore. 

Mentre le mascherine chirurgiche sono monouso e vanno gettate subito dopo l’utilizzo, alcuni DPi sono, invece, riutilizzabili, nel senso che deve essere cambiato solo il filtro quando è ormai saturo.

Infine, un altro elemento da considerare è la comodità della mascherina protettiva: mentre quelle chirurgiche sono più leggere, i DPI sono un po’ meno confortevoli da portare.

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Mascherina protettiva non DPI

La mascherina protettiva chirurgica è formata da tre o quattro strati di tessuto non tessuto di colore blu/verde. Deve rispondere ai requisiti della norma UNI EN 14683:2019, la quale stabilisce che il principale obiettivo di questo dispositivo è evitare che il medico o il personale sanitario che la indossa contamini l’ambiente o trasmetta infezioni al paziente che sta visitando o operando in sala operatoria.

Tuttavia, durante la fase 2 successiva alla pandemia da Covid-19, è richiesto obbligatoriamente a tutta la popolazione di indossare le mascherine chirurgiche in diverse situazioni quotidiane. In particolare, quando non è possibile mantenere una distanza minima di un metro e mezzo dalle altre persone e nei luoghi chiusi. Questo proprio in virtù del fatto che questo dispositivo può risultare efficace nel contrastare il passaggio degli agenti patogeni da individui asintomatici o sintomatici.
 

mascherina protettiva dpi

Mascherina protettiva DPI

La norma tecnica alla quale i DPI devono risultare conformi è la UNI EN 149. Questa suddivide le maschere respiratorie in tre classi, a seconda della loro efficienza filtrante. La capacità filtrante è uno degli elementi principali che distingue una mascherina protettiva DPI da una non DPI.

Le tre classi in cui si dividono le maschere protettive DPI sono mascherine FFP1, FFP2 e mascherine FFP3 e, come già accennato, questi dispositivi proteggono le vie aeree di chi le indossa da particelle anche molto sottili come i particolati, fumi, virus e aerosol. Mentre le mascherine FFP2 devono essere utilizzate dal personale sanitario esposto a un rischio medio di contagio, quelle FFP3 devono essere indossate da medici e personale sanitario esposti a un rischio molto alto. 

Una caratteristica che distingue le maschere filtranti dalla mascherina protettiva chirurgica è il fatto che possono essere dotate di valvole di espirazione. Queste servono a principalmente a migliorare il comfort della maschera e la respirazione: permettendo al fiato di fuoriuscire, fanno sì che non si formi la condensa all’interno del dispositivo. Tuttavia, proprio per questo motivo, le maschere filtranti con valvola non vanno indossate da chi è positivo o infetto dal virus. 

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mascherina rosa

La mascherina rosa è una normalissima mascherina chirurgica. Si tratta quindi di quel dispositivo medico che abbiamo imparato a conoscere meglio in questi mesi di pandemia da Covid-19 e che, a partire dalla fase 2, è obbligatorio indossare in tutte quelle situazioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento sociale. 

In realtà, le mascherine chirurgiche sono diffuse da ben prima che esplodesse l’emergenza del Coronavirus: sono infatti utilizzate da sempre da medici, infermieri e dentisti nello svolgimento delle loro normali attività professionali.

I modelli che identifichiamo come quelli più familiari, proprio perché li abbiamo sempre visti sul volto del medico, sono di colore blu o verde. Tuttavia, in alcune occasioni, o in certi luoghi, capita che qualcuno indossi una mascherina rosa. Come mai questa differenza di colore? E cosa cambia rispetto alle mascherine classiche?

differenza tra mascherina rosa e mascherina blu

Cos’è la mascherina rosa

Come ormai abbiamo avuto modo di imparare, le mascherine chirurgiche vengono indossate per proteggere da contaminazione e rischio di infezione l’ambiente circostante o i pazienti che vengono visitati da medici e dentisti. Queste mascherine, infatti, servono a bloccare il passaggio di goccioline di saliva e altri fluidi che potrebbero contenere virus e batteri. Tuttavia, non proteggono chi le indossa dall’eventualità di un contagio.

La capacità che questi dispositivi hanno di trattenere i liquidi viene certificata dalla norma tecnica EN 14683, alla quale devono risultare conformi. La norma stabilisce i livelli di efficacia di filtrazione batterica e di resistenza e, sulla base di questi valori, le mascherine chirurgiche vengono distinte in quattro classi (I, II, IR e IIR).

Le mascherine chirurgiche sono per la maggior parte monouso, ossia non possono essere lavate e disinfettate e vanno buttate dopo il primo utilizzo e mai riciclate. Quelle riutilizzabili sono riconoscibili perché riportano sulla confezione la sigla R. Le mascherine monouso, invece, riportano la sigla NR.

La durata dell’efficacia delle mascherine monouso è garantita per non più di tre ore, in seguito alle quali il dispositivo va sostituito.

Infine, per indossare, usare e rimuovere correttamente una mascherina rosa chirurgica occorre seguire determinate norme di comportamento. Fondamentale, ad esempio, è l’igiene delle mani, così come raccomandato dalle autorità in campo sanitario.

Vediamo adesso se esistono differenze sostanziali tra la mascherina rosa e quella più comune di colore blu/verde e se alcuni dispositivi rosa sono meno affidabili degli altri.

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Mascherina rosa e mascherina blu: esistono delle differenze?

Chiariamo subito che non esiste alcuna differenza tra la mascherina rosa e la mascherina blu. Si tratta, infatti, dello stesso tipo di dispositivo medico, ossia di una mascherina chirurgica. A cambiare, quindi, è solo il colore.

Semmai, è possibile fare una considerazione a proposito dei luoghi in cui è più facile che le mascherine rosa vengano utilizzate. Non è raro, infatti, vedere il personale medico e sanitario dei reparti ospedalieri di ostetricia e ginecologia indossare una mascherina rosa invece di una blu, così come il personale di centri medici, estetici e dei centri benessere che si rivolgono principalmente a un target femminile.

In uno studio dentistico, così come in sala operatoria e, in generale, nella gestione delle situazioni di emergenza, sono più frequenti le mascherine di colore blu o verde. 

In sintesi, possiamo dire che quelle rosa siano un po’ meno diffuse delle altre.

Altri modelli di mascherina rosa

In alcuni paesi orientali, quella delle mascherine è una vera e propria moda. In Giappone, ad esempio, le mascherine si usano già da parecchio tempo prima della diffusione del Coronavirus. Che si indossino per protezione, timidezza o bellezza, le mascherine, ormai, nel Paese del Sol Levante rappresentano un vero e proprio fatto culturale.

Anche per questo motivo, sono tante le aziende che producono innumerevoli varianti della classica mascherina chirurgica, proponendone letteralmente di tutti i colori.

In Italia si sta facendo largo una tendenza simile: sono sempre di più le aziende che hanno riconvertito la loro produzione per dedicarsi alla realizzazione di mascherine in tessuto (o altri materiali) dalle fantasie più estrose e poter cogliere, così, nuove opportunità di business. Chi tiene al proprio stile valuta come un plus non indifferente la personalizzazione di questo tipo di prodotti e la conseguente opportunità di presentarsi in pubblico indossando sul volto una mascherina originale e diversa dalle altre.

mascherina rosa chirurgica

Bisogna dire, però, che se da un lato queste realizzazioni possono risultare esteticamente più sfiziose rispetto alle classiche mascherine mediche, dall’altro lato bisogna considerare che, nella maggior parte dei casi, si tratta di semplici prodotti sartoriali e non di dispositivi medici. Ad esempio, una mascherina rosa in cotone lavabile un’infinità di volte non è fatta per garantire alcuna forma di protezione delle vie respiratorie da batteri e altri microrganismi.  

Per l’acquisto di dispositivi medici e di protezione individuale bisogna sempre rivolgersi ad aziende specializzate e certificate, i cui prodotti sono reperibili in farmacia, in altri punti vendita autorizzati o nei portali online dedicati a questo settore.

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mascherina viaggio

Viaggi e trasporti rientrano tra i settori più colpiti dalle linee guida fornite dal governo e dalle autorità sanitarie per affrontare in modo sicuro la fase 2 della pandemia da Covid-19.

Partita all’inizio del mese di maggio, la cosiddetta fase 2 ha progressivamente permesso di sollevare le saracinesche di tutte quelle attività rimaste silenti per più di due mesi e di ritornare, poco per volta e cautamente, alla vita di sempre.

I mezzi per il trasporto pubblico urbano e interurbano, le cui corse durante l’emergenza erano state notevolmente ridotte, stanno riprendendo a pieno ritmo, così come il trasporto ferroviario. Per il completo ritorno alla normalità del trasporto aereo, probabilmente, bisognerà aspettare ancora un po’.

La progressiva riapertura degli spostamenti e dell’utilizzo dei mezzi pubblici ha comportato l’introduzione di tutta una serie di novità e adeguamenti: in particolare, agli utenti è richiesto l’obbligo di indossare una mascherina durante il viaggio. 

Fase 2 e obbligo di indossare la mascherina in viaggio 

Se da un lato il governo, così come le aziende dei trasporti, sta adottando diverse misure per far sì che chi viaggia possa ritenersi protetto e al sicuro dal contagio da Covid-19, dall’altro lato, anche i singoli sono tenuti ad assumersi alcune responsabilità e a rispettare immancabilmente alcuni provvedimenti.

In particolare, chi prende un autobus o un treno ha l’obbligo di indossare sul volto una mascherina durante il viaggio per proteggersi e per limitare la diffusione del virus. Questo perché i mezzi pubblici, così come treni e aerei, sono considerati luoghi ad alto tasso di assembramento, per cui, nonostante tutti gli sforzi e i provvedimenti presi, non è sempre possibile riuscire a mantenere la distanza sociale prevista di un metro. In alcune regioni, gli utenti hanno l’obbligo di indossare anche i guanti monouso. 

Ovviamente, oltre ai viaggiatori, anche i conducenti sono tenuti a indossare necessariamente la mascherina da viaggio e a prendere eventuali altre misure di sicurezza.

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maschera viaggio obbligatoria

Mascherina da viaggio DPI

Quale mascherina indossare in viaggio per essere certi di non correre alcun rischio di contrarre il Coronavirus? In questo caso, la risposta corretta sono i dispositivi di protezione individuale (DPI) che garantiscono una difesa pressoché totale delle vie aeree.

Queste maschere, essendo dotate di una notevole capacità filtrante, proteggono l’individuo sia dai virus che da altre particelle altrettanto sottili come le polveri, i particolati e altri agenti inquinanti. L’efficacia di questi dispositivi è ampiamente certificata dal fatto che risultino conformi a standard tecnici molto rigorosi, come quelli previsti dalla norma europea EN 149.

Non a caso, durante l’emergenza delle scorse settimane, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato l’uso di queste tipologie di maschere a tutto il personale medico sanitario che operava nei reparti ospedalieri Covid-19.

Per risultare efficace, e dunque per un trasporto davvero sicuro, la mascherina deve essere utilizzata in modo corretto. Ecco alcune semplici linee guida da seguire per garantirne il funzionamento:

·       La mascherina va indossata solo dopo aver lavato e igienizzato le mani in modo adeguato.

·       Deve coprire naso e bocca e aderire totalmente al volto senza lasciare fessure.

·       Va indossata solo per l’intervallo di tempo per il quale il suo effetto protettivo è garantito. Ad esempio, l’efficacia di una mascherina chirurgica è garantita per non più di un paio d’ore; se il viaggio che bisogna affrontare supera le tre ore, la maschera va sostituita con una nuova.

·       La mascherina non va toccata con le mani sporche e non deve andare a contatto con superfici sporche o potenzialmente contaminate.

·       La mascherina monouso va gettata dopo il primo utilizzo e non va riciclata per usi successivi.

·       Dopo averla rimossa dal viso, occorre lavare e igienizzare di nuovo con molta cura le mani. 

Altre regole per un trasporto sicuro

Le disposizioni emanate per il settore dei trasporti sono davvero numerose. Oltre all’obbligo della mascherina da viaggio (e in alcuni casi dei guanti), le principali misure adottate possono prevedere:

·       Accessi contingentati in aeroporti e stazioni.

·       Segnaletica e percorsi a senso unico per gestire in modo più ordinato i flussi di passeggeri.

·       Riduzione dei posti a sedere su treni, bus e altri mezzi urbani. 

·       Sanificazione e igienizzazione quotidiana (anche più volte al giorno) dei mezzi e degli ambienti.

·       Presenza a bordo dei dispenser di soluzione idroalcolica disinfettante igienizzante mani.

·       Differenziazione tra porte di salita e porte di discesa.

·       Obbligo di mascherina sul viso e guanti per i conducenti e il personale di bordo.

·       Emissione telematica dei titoli di viaggio.

·       Misurazione della temperatura corporea dei passeggeri.

mascherina viaggio e obbligo nella fase 2

La maggior parte di queste linee guida sono volte al rispetto del distanziamento sociale tra le persone che, assieme all’uso dei dispositivi di protezione individuale e all’adozione di norme igieniche rigorose, risulta essere la principale arma per contrastare la diffusione del Coronavirus.

Oltre a evitare che si creino pericolosi assembramenti, l’obiettivo di questi provvedimenti è quindi quello di limitare i contatti tra le persone ma anche tra le persone, gli oggetti e le superfici per garantire viaggi e trasporti sempre più sicuri.

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mascherina volto

Di carta, plastica, tessuto. Lavabili e non lavabili. Soluzioni di fortuna o oggetti stilosi. Colorate e personalizzabili a proprio piacimento. Stiamo parlando delle numerosissime varianti di mascherine che abbiamo visto in giro (ma soprattutto in rete) negli ultimi tempi. È indubbio che la fantasia dell’essere umano non si ferma neanche di fronte a una situazione di emergenza come la pandemia da Covid-19 che ci ha colpito in questi primi mesi del 2020.

Ed è così che, confermata la necessità di portare una mascherina sul volto per limitare i contagi, appurato il fatto che i dispositivi presenti in commercio non bastavano per tutti e, infine, considerato che quelli disponibili venivano venduti a prezzi molto alti, il web si è infittito di consigli, articoli e tutorial su YouTube dedicati alla realizzazione di mascherine fai da te. 

Il tutto ha messo in evidenza una marea di ingegnose quanto bizzarre soluzioni che, ovviamente, gli esperti hanno cercato in tutti i modi di arginare. Le proposte fai da te sono, infatti, assolutamente inefficaci contro i virus. Vediamo perché.

mascherina volto inefficace

L’importanza della mascherina per il volto

La scarsa reperibilità cui sono andati incontro i dispositivi di protezione individuale nelle settimane passate, unita alle disposizioni delle autorità sanitarie che ne raccomandavano l’utilizzo, ha fatto sì che in tanti cominciassero a ingegnarsi per autoprodurre in casa la propria mascherina per il volto.

Ed è così che, già verso la fine del mese di febbraio, diversi utenti del popolo della rete hanno cominciato a pubblicare su blog e social improbabili tutorial in cui mostravano, passo dopo passo, come costruire una “perfetta” mascherina fai da te.

Ovviamente, va ribadito che queste soluzioni amatoriali e del tutto improvvisate non possono garantire alcuna efficacia nel proteggere le vie aeree dall’ingresso di particelle dalle dimensioni così infinitesimali come i virus. Ripercorriamo alcune di queste bizzarre proposte e scopriamo perché non possono fornire alcuna difesa contro il Coronavirus. 

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Mascherina per il volto: soluzioni bizzarre e inefficaci 

La stampa, la tv e soprattutto il web ce ne hanno fatte vedere letteralmente di tutti i colori: sembrava quasi che fosse creare possibile una mascherina per il volto con qualsiasi materiale e prodotto avessimo in casa. Se da un lato, tanta fantasia meriterebbe un premio, dall’altro occorre ricordare che usare delle mascherine fai da te, prive di qualsiasi capacità filtrante, è assolutamente controproducente e pericoloso

Come accennato, le varianti di mascherine fai da te proposte nei tutorial dei mesi scorsi sono tante; qui di seguito ci limitiamo a riportare tre esempi piuttosto particolari.

  • Il primo riguarda delle ingegnosissime mascherine realizzate con porzioni di pannolini per bambini, assorbenti igienici o, addirittura, traversine per raccogliere i bisogni degli animali domestici.
  • La seconda è la famosissima mascherina per il volto realizzata con la carta forno, probabilmente in virtù del fatto che, a differenza di altri tipi di carta, quella da forno mostra maggiore resistenza e consistenza.
  • Il terzo esempio riguarda le mascherine realizzate con qualsiasi tipo di tessuto e indumento. In particolare, sono da ricordare quelle ottenute dalla coppa di un reggiseno o da un paio di mutandine. 

Modelli efficaci di mascherina per il volto

I motivi per cui queste mascherine fantasiose fai da te non possono assicurare alcuna protezione dai virus sono diversi. Proviamo a riassumerli:

  • Si tratta di prodotti non conformi ad alcuna normativa: non rispettano, infatti, gli standard previsti dalla legge per i dispositivi medici e per quelli di protezione individuale e, d’altronde, non hanno neanche affrontato i test per la sicurezza ai quali vengono sottoposti i prodotti certificati.
  • Se da un lato possono offrire una blanda protezione contro pollini, polveri grossolane e batteri, dall’altro lato non possono assolutamente fare da barriera nei confronti di particelle nettamente più piccole come il particolato che respiriamo nel traffico urbano o i virus.
  • Non possiedono, infatti, alcuna capacità filtrante certificata e in grado di proteggere le vie respiratorie dell’individuo non solo dai virus ma anche da altre sostanze tossiche.
  • In breve, non forniscono una protezione adeguata né a chi le indossa e né tantomeno agli altri.

Se vogliamo acquistare una mascherina per il volto pensata per proteggere noi stessi dal contatto con i virus (come il Coronavirus), ma anche da smog, polveri sottili e materiali pericolosi come quelli usati nell’industria, dobbiamo optare per le maschere filtranti (DPI).

Questi sono prodotti certificati secondo la norma tecnica EN 149, che ne stabilisce gli standard di sicurezza e li suddivide in FFP1, FFP2 e FFP3 a seconda della loro capacità filtrante. In particolare, l’utilizzo dei modelli di mascherina FFP2 e mascherina FFP3 è stato raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al personale medico e sanitario che lavora in prima linea nella lotta contro il Covid-19.

In generale, le maschere filtranti possono essere utilizzate anche da chi vive a contatto con una persona malata.

mascherina volto bizzarra

Le mascherine chirurgiche sono quelle il cui utilizzo è stato richiesto alla popolazione per limitare la diffusione del Coronavirus e che possono essere indossate nella vita di tutti i giorni in situazioni normali a basso rischio di contagio.

Questi modelli evitano il passaggio di virus e batteri tramite le goccioline di saliva o gli altri fluidi provenienti da chi le indossa. Tuttavia, a chi le indossa sono in gradi di offrire solo una protezione piuttosto leggera. 

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mascherine antivirus

Abbiamo imparato a conoscerle già da alcuni mesi e possiamo dire che ormai facciano parte della nostra quotidianità: eppure, c’è ancora chi sbaglia a maneggiare, indossare e utilizzare le mascherine antivirus. Non è insolito, ad esempio, incontrare per strada qualcuno la cui mascherina copre solo la bocca e non il naso, o chi la rimuove e la reindossa dopo pochi secondi toccandola con le mani sporche.

In effetti, non basta portare la mascherina sul volto per proteggersi da virus e batteri in modo efficace: affinché questi dispositivi funzionino, occorre che vengano rispettate determinate norme igieniche e di comportamento.

Vediamo quindi quali sono gli errori assolutamente da non fare quando si utilizzano le mascherine chirurgiche e i dispositivi di protezione individuali.

Mascherine antivirus, gli errori da non fare

Se le mascherine antivirus non vengono utilizzate correttamente, la loro efficacia non può essere garantita.

L’esperienza degli ultimi mesi ci ha insegnato che alcuni errori sull’uso delle mascherine sono molto più frequenti di altri. In realtà, la casistica delle cose da non fare andrebbe maggiormente ampliata rispetto alla lista di errori che abbiamo individuato in questo articolo. Tuttavia, qui di seguito trovate quelli più comuni assieme ai motivi per i quali è ora di correggere i propri comportamenti e fare finalmente la cosa giusta.

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errori utilizzo mascherine antivirus

Non lavare correttamente le mani

Da quando è esplosa l’emergenza del Covid-19, le autorità in ambito sanitario, in primis l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non hanno fatto che ripeterlo: la prima regola da seguire per proteggersi deve essere la corretta igiene delle mani. La mani sporche rappresentano, infatti, uno dei principali veicoli di trasmissione di virus e batteri. Oltretutto, utilizzare i dispositivi di protezione individuale con le mani non correttamente disinfettate rischia di comprometterne il funzionamento. 

Pertanto, prima di indossare le mascherine antivirus, così come dopo averle rimosse dal viso, bisogna lavarsi le mani con estrema cura. Occorre usare acqua tiepida e sapone, oppure una soluzione idroalcolica o un gel disinfettante mani. Le mani e le dita vanno strofinate per bene in tutta la loro superficie per almeno 40 secondi.

Infine, le mani vanno igienizzate spesso anche quando ci si trova fuori casa e si viene a contatto con superfici potenzialmente contaminate.

Mettere la mascherina a contatto con superfici sporche

Non basta lavarsi le mani per proteggere le proprie mascherine antivirus dalla contaminazione.

Mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuali, infatti, non vanno mai appoggiati su mobili, scaffali, oggetti e, in generale, su qualsiasi superficie che non sia stata precedentemente pulita e disinfettata con cura. Altrimenti, è come toccare il dispositivo con le mani sporche. 

Una volta indossata, la mascherina non andrebbe mai toccata. Allo stesso modo, non andrebbe abbassata (ad esempio per fumare una sigaretta o per parlare al telefono) e poi sollevata di nuovo sul volto. In generale, bisognerebbe evitare di toccarsi il viso, gli occhi e i capelli.

L’utilizzo di questi prodotti impone, quindi, diversi riguardi e attenzioni molto specifiche.

Non coprire naso e bocca in modo corretto

Uno degli errori più comuni commessi da chi indossa la mascherina antivirus per le prime volte è quello di non far aderire perfettamente il dispositivo ai contorni del viso oppure di non coprire naso, bocca e mento come invece andrebbe fatto.

Per funzionare correttamente, le mascherine antivirus devono infatti aderire bene al volto: pertanto, nessuna fessura dovrebbe essere lasciata aperta al passaggio del respiro. Per questo motivo, chi porta la barba è molto difficile che riesca a indossare correttamente questi dispositivi.

Inoltre, come già detto, è fondamentale che la mascherina copra naso e bocca: il virus, infatti, può essere trasmesso da entrambi questi organi dai quali l’aria entra e fuoriesce.

Non gettare la mascherina dopo il primo utilizzo

La stragrande maggioranza di mascherine antivirus sono monouso: vanno quindi gettate dopo il primo utilizzo. Indossare più volte la stessa mascherina può risultare controproducente, in quanto creerebbe una sensazione ingannevole di falsa sicurezza, e addirittura pericoloso, perchè il rischio che sia contaminata è molto alto.
Allo stesso modo, occorre fare attenzione ai suggerimenti riguardanti la possibile pulizia e disinfezione delle mascherine antivirus con l’obiettivo di prolungarne l’utilizzo e riciclarle. Non esiste, infatti, alcuna rilevanza scientifica che testimoni l’attendibilità di queste pratiche.

In genere, le mascherine chirurgiche hanno una durata di 2-3 ore, i dispositivi di protezione individuali sono invece pensati per durare almeno 8 ore. Passato questo intervallo di tempo, è bene che la mascherina sia gettata e sostituita con una nuova, in quanto la sua efficacia non può più essere garantita.

In commercio esistono anche dispositivi riutilizzabili: è possibile riconoscerli dal momento che sulla confezione è riportata la sigla R (per quelli monouso, invece, la sigla riportata è NR).  

mascherine antivirus errori da non fare

Ritenere che la mascherina chirurgica protegga dai virus

Le mascherine chirurgiche divenute obbligatorie da alcune settimane non rappresentano le soluzioni più indicate per proteggere dai virus. O meglio: possono evitare che una persona malata trasmetta il virus agli altri, ma non possono proteggere chi le indossa da eventuali contaminazioni provenienti dall’esterno.

Per questo esistono i dispositivi di protezione individuale, o maschere filtranti, regolati da una normativa tecnica molto rigorosa. In particolare, le mascherine FFP2 e le mascherine FFP3 sono pensate per proteggere il personale medico sanitario e, in genere, chi vive accanto a individui infetti.

Il funzionamento di queste maschere dipende dalla loro elevata capacità filtrante in grado di bloccare l’ingresso nelle vie respiratorie a microrganismi patogeni e inquinanti, fumi e polveri sottili di dimensioni davvero infinitesimali.

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