MaskHaze: tutte le news su mascherine e igienizzanti

mascherine monouso ffp3

Proviamo a fare chiarezza su un tema molto dibattuto di questi ultimi mesi, quello dell’utilizzo delle mascherine per proteggersi dal Coronavirus. Al momento, sembra che l’Organizzazione mondiale della Sanità ne raccomandi l’uso solo a chi ha un contatto stretto con persone positive o risultate infette al Covid-19, ma non è detto che le cose cambino a breve.

Ma quali sono i modelli di mascherine che assicurano una protezione contro il terribile virus? Rispetto a quali altri microrganismi e particelle forniscono difesa? Come funzionano e come si utilizzano per non rischiare di comprometterne l’efficacia?

In questa guida trovate tutto quello che occorre sapere a proposito delle mascherine monouso FFP3, i dispositivi di protezione individuale più efficaci contro il Coronavirus.

Mascherine monouso FFP3: funzionamento e utilizzo

Facciamo una premessa. Quando si parla di dispositivi di protezione individuali come le maschere filtranti bisogna tenere in considerazione la norma UNI EN 149, che stabilisce i numerosi requisiti che questi dispositivi devono soddisfare per poter essere ritenuti pienamente efficaci. Alcuni dei requisiti più importanti fanno riferimento al modo in cui il prodotto è realizzato e a caratteristiche come la resistenza, la capacità filtrante e la traspirazione.

Pertanto, quando si acquista un prodotto di questo tipo, è bene assicurarsi che riporti il marchio della certificazione.

I dispositivi filtranti che devono sottostare alla norma EN 149 si distinguono in tre categorie, a seconda della capacità filtrante: FFP1, FFP2 e FFP3. Questi tre modelli di mascherine sono pensati per offrire protezione dalle polveri sottili, fumi e aerosol liquidi.

Per funzionare, ed evitare quindi che gli agenti patogeni e inquinanti penetrino nelle vie respiratorie dell’individuo che le indossa, devono coprire naso, bocca e mento e aderire perfettamente al viso.

Leggi anche: Mascherine monouso in carta: ecco perché sono inutili contro i virus

mascherine monouso ffp3 caratteristiche

Cosa sono le mascherine monouso FFP3

Tra i tre modelli che abbiamo citato prima, le mascherine monouso FFP3 rappresentano il dispositivo di protezione più efficace e con il livello più alto di capacità filtrante. 

Non a caso, bloccano l’accesso nelle vie respiratorie al 98% dei fumi e delle particelle nocive con dimensioni fino ai 0,6 micron. Tra le sostanze che vengono trattenute, figurano l’amianto, il piombo, il nichel e i virus.
L’elevata capacità filtrante delle FFP3 le distingue dalle FFP1, che filtrano fino al 78%, e dalle FFP2, che filtrano fino al 92%.

Le mascherine FFP3 vengono impiegate in diversi settori industriali (tra cui l’edilizia, la chimica e la siderurgia) e in situazioni ad alto rischio di contagio. Sono infatti indossate dal personale medico e sanitario che lavora a contatto con individui infetti e potenziali tali, come nel caso dell’attuale emergenza sanitaria da Covid-19.

Essendo i più efficaci nella protezione dal Coronavirus, questi dispositivi sono al momento molto ricercati. Di solito, possono essere acquistati in farmacia, nei punti vendita autorizzati e sui portali online specializzati in queste tipologie di prodotti.

Come si usano le mascherine monouso FFP3?

Innanzitutto, bisogna ricordare che anche la mascherina più efficace, se utilizzata in modo scorretto, rischia di non fornire alcuna protezione.

Quando si indossa una mascherina, occorre che questa aderisca perfettamente ai contorni del viso e non lasci alcuna fessura. Chi porta la barba potrebbe quindi non riuscire a indossare il dispositivo come si deve limitandone così l’efficacia. La mascherina va poi assicurata al capo mediante gli appositi lacci o gli elastici. 

Un altro punto importante relativo al corretto uso delle mascherine è l’igiene: occorre infatti lavare con cura le mani prima di indossarle e subito dopo averle rimosse dal viso. Terminato l’utilizzo, la mascherina monouso va gettata e smaltita, evitando che venga a contatto con persone e superfici.

La valvola di espirazione

I dispositivi di protezione individuale come le mascherine monouso FFP3 possono essere dotati di valvole di espirazione. Queste non fanno da barriera all’ingresso dei microrganismi ma lasciano che l’aria fuoriesca dalla maschera dando maggiore comfort a chi le indossa. Permettono quindi di non creare umidità all’interno del dispositivo e facilitano la respirazione.

Proprio perché consentono al fiato e alle goccioline di saliva di uscire, è fondamentale che le mascherine con le valvole vengano indossate solo ed esclusivamente da individui sani. Se così non fosse, aumenterebbe in modo considerevole il rischio di contagio.

mascherine monouso ffp3 come si usano

Mascherine FFP3 monouso o riutilizzabili?

I dispositivi di protezione delle vie aeree possono essere monouso oppure riutilizzabili.

Gli aggiornamenti normativi recenti hanno stabilito che questa caratteristica venga specificata dai produttori riportando sul prodotto le lettere R (“riutilizzabile”) oppure NR (“non riutilizzabile”).

Occorre sapere, però, che la maggior parte delle mascherine in commercio sono usa e getta, pertanto non possono essere né conservate e né riutilizzate dopo averle rimosse.

La durata delle mascherine monouso FFP3 è limitata (per saperlo con precisione, consigliamo di leggere le indicazioni riportate nella confezione) e dipende dall’uso che se ne fa. In generale, è altamente raccomandato di sostituire la maschera non appena si avverte che la respirazione sta diventando più difficoltosa.

In rete sono presenti diversi consigli su come sanificare e disinfettare una mascherina con l’obiettivo di poterla utilizzare più di una volta. Sconsigliamo, però, tali trattamenti in quanto non hanno alcuna validità scientifica. Inoltre, rischiano seriamente di compromettere l’efficacia del dispositivo e di mettere in pericolo la salute dell’individuo. 

Leggi anche: Mascherine per Coronavirus: ecco i tre principali modelli suggeriti dall’OMS

mascherine monouso in carta

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha messo in primo piano strumenti e dispositivi di protezione individuali che, fino a pochi mesi fa, erano sconosciuti ai più.

Anche adesso, nonostante se ne parli ormai da diversi mesi, si fa ancora un po’ di confusione nel distinguere una tipologia di mascherine dall’altra. Soprattutto, non è chiaro a tutti quali siano i modelli veramente efficaci contro i virus e quali, invece, possono offrire solo una protezione parziale.

In questo articolo cerchiamo di spiegare perché le semplici mascherine monouso in carta rientrano in questo secondo gruppo, ossia tra i prodotti che non sono certificati per proteggere da microrganismi come i virus.

Tuttavia, una volta individuati i dispositivi davvero efficaci, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda che questi possono non assolvere alla loro funzione se non impiegati nel modo corretto. Allo stesso modo, possono rivelarsi totalmente inutili se non si accompagnano a opportune norme igieniche.

Entriamo adesso nel merito della questione mostrando perché le mascherine monouso in carta non si rivelano efficaci come strumenti anti contagio e quali sono, invece, i dispositivi più adeguati.

Perché le mascherine monouso in carta non proteggono dai virus?

È scientificamente provato che non tutte le mascherine offrono lo stesso grado di protezione e non tutte le mascherine proteggono da tutti i microrganismi e le particelle presenti nell’aria.

Da quando è iniziata l’attuale pandemia da Coronavirus abbiamo imparato a distinguere le mascherine chirurgiche dalle maschere filtranti. Le prime proteggono gli altri ma non chi le indossa: impediscono, infatti, a goccioline di saliva e altri materiali organici di entrare in contatto con gli altri individui ma non rappresentano una barriera all’ingresso.

Le maschere filtranti, invece, proteggono chi le indossa da particelle anche molto sottili (a seconda della capacità filtrante del dispositivo) e dai virus.

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Mascherine monouso in carta: ecco perché non sono efficaci

Le mascherine usa e getta in carta si differenziano sia dalle mascherine chirurgiche che, ovviamente, dalle maschere filtranti. Si tratta di dispositivi molto semplici, che si compongono appunto di uno o pochi strati di carta e che non sono progettati per l’impiego in ambito sanitario. Vengono infatti indossate in alcuni comparti economici, ad esempio nelle aziende alimentari o in altri settori produttivi, nei centri estetici e nelle spa.

Per questo motivo non possiedono la marcatura CE (fondamentalmente non ne hanno bisogno) e non devono soddisfare i requisiti di costruzione, sicurezza e utilizzo che le altre mascherine devono rispettare.

Le mascherine chirurgiche, invece, devono soddisfare alcuni criteri imposti dalla legge e devono ottenere la marcatura CE. Essendo dispositivi medici, devono in primis dimostrare di saper trattenere le goccioline di saliva di chi le porta per evitare che entrino in contatto con le persone attorno.

Questo spiega il motivo per cui il personale sanitario le indossa durante le visite ai pazienti o le operazione chirurgiche.

Mascherine efficaci contro i virus

Quali sono le mascherine davvero efficaci contro i virus?

La risposta a questa domanda sono i dispositivi di protezione individuale (DPI), dotati di appositi sistemi filtranti. La maschere filtranti sono pensate per impedire a particelle anche molto piccole di penetrare nelle vie aeree di chi le indossa. Oltre ai virus, queste maschere possono proteggere anche da fumi, metalli pericolosi e polveri sottili presenti nell’aria.

Proprio per la loro fondamentale importanza in settori come quello sanitario e quello dell’industria pesante, i dispositivi filtranti devono rispondere a certificazioni rigorose e soddisfare requisiti molto stretti. A differenza delle mascherine monouso in carta, devono quindi avere la marcatura CE e riportare il codice dell’ente certificatore. 

A seconda della capacità filtrante di questi prodotti, distinguiamo le mascherine FFP1, mascherine FFP2 e mascherine FFP3. La loro capacità filtrante perde efficacia dopo un certo numero di ore: pertanto, come le mascherine monouso in carta, anche queste devono essere usate solo per un tempo limitato e non sono riutilizzabili.

Mascherine monouso in carta fai da te: funzionano o no?

Da quando è iniziata la pandemia, complice la scarsa reperibilità di mascherine in farmacie e punti vendita tradizionali, c’è stato un vero e proprio boom di tutorial che illustrano come realizzare delle mascherine fai da te in casa.

Uno dei materiali più spesso impiegato nei tutorial è la carta forno, scelto per la sua impermeabilità.

La realizzazione di mascherine fai da te, però, comporta diversi problemi. Innanzitutto, la carta forno non è un materiale filtrante. Poi, mascherine di questo tipo non aderiscono perfettamente al viso, per cui non possono assicurare alcuna protezione contro i virus e gli altri microrganismi.

Ancora, realizzare una mascherina in casa non è semplice e il rischio di danneggiarla, sporcarla e contaminarla è molto alto, specie se si è inesperti. Indossare una mascherina rotta o contaminata rappresenta un serio pericolo per sé e per gli altri.

Infine, l’utilizzo di queste mascherine fai da te potrebbe rivelarsi controproducente: chi le indossa potrebbe erroneamente sentirsi al riparo da qualsiasi tipo di contagio e trascurare i comportamenti richiesti per limitare la trasmissione dei virus. 

Le mascherine monouso fai da te, che siano realizzate in carta, carta forno o in stoffa, non sono quindi affidabili. Non proteggono né dal contagio da Covid-19 né da altri virus. 

Per essere certi di acquistare dispositivi efficaci occorre rifornirsi solo presso rivenditori e produttori autorizzati che realizzano prodotti sicuri secondo le indicazioni di legge.

Leggi anche: Mascherine per inquinamento urbano: limiti opportunità di questi modelli

mascherine per coronavirus

Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, le mascherine sono un argomento molto dibattuto. I primi tempi, gli stessi messaggi trasmessi dalle autorità si sono rivelati contrastanti e per i consumatori non è certo stato facile districarsi tra le varie tipologie di dispositivi in commercio e capire quali fossero i più efficaci contro il rischio di contagio.

In questo articolo proviamo a rispondere a domande come “quali sono le mascherine più efficaci contro il Coronavirus?” e cerchiamo di fare chiarezza facendo riferimento a quanto comunicato ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Mascherine per Coronavirus, cosa dice l’OMS

Alla domanda se è necessario indossare le mascherine per Coronavirus, l’OMS non fornisce una risposta univoca e universale per tutti. L’utilizzo delle mascherine, infatti, dipende da caso per caso, dalle condizioni di salute del singolo individuo e dal reale rischio di contagio cui è esposto.

Sicuramente, secondo l’OMS, questi dispositivi vanno indossati da chi presenta sintomi assimilabili a quelli del Coronavirus e da chi vive o lavora a contatto con persone potenzialmente malate.

Tutto, però, dipende dal tipo di mascherina che viene scelta, da come viene utilizzata e dalle norme igieniche che vengono associate all’utilizzo.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le mascherine per Coronavirus più efficaci sono i modelli FFP2 e FFP3 conformi alla norma europea EN 149. Queste, se indossate da tutti, possono contrastare la trasmissione del virus. Si tratta infatti dei dispositivi utilizzati da medici e personale medico sanitario che, da più di due mesi, combatte negli ospedali questa terribile malattia.

Nei prossimi paragrafi scopriamo come sono fatte e come funzionano questi modelli di maschere.

Leggi anche: Mascherine per inquinamento urbano: limiti opportunità di questi modelli

Mascherine per Coronavirus, cosa dice l’OMS

Mascherine FFP1

Le mascherine FFP1 possiedono una capacità filtrante in grado di bloccare fino al 78% di particelle molto sottili come cemento, metalli e zolfo.

Sono molto utilizzate in settori manifatturieri come il tessile e la falegnameria ma, secondo le fonti ufficiali, non sono le più efficaci per proteggere dal contagio del Covid-19. Tuttavia, sono da prediligere rispetto alle classiche mascherine chirurgiche, che proteggono soprattutto da saliva e altri materiali organici.

Mascherine FFP2

Le mascherine FFP2 possiedono una capacità filtrante di particelle solide e liquide fino al 92%. Tra i materiali dai quali consentono di proteggersi ci sono alcuni metalli (infatti sono molto utilizzate da chi lavora nella metallurgia) e persino batteri e virus, come il Coronavirus.
Secondo l’OMS, quindi le mascherine FFP2 risultano strumenti di protezione efficaci durante questa pandemia. 

Mascherine FFP3

Le mascherine FFP3 sono le soluzioni in assoluto più efficaci contro il Coronavirus presenti in commercio.

Possiedono, infatti, una capacità filtrante pari al 98%: proteggono tanto da virus come, appunto, il Coronavirus, l’aviaria e la tubercolosi, quanto da particelle di materiali potenzialmente cancerogeni come il piombo e l’amianto.

Si tratta di dispositivi di protezione individuale (DPI) dotati di valvola di espirazione che si apre per far uscire il fiato. Pertanto, vanno indossate solo da individui sani e non da soggetti risultati positivi o infetti dal Covid-19.

Queste mascherine per Coronavirus (così come le FFP1 e le FFP2), di solito, sono monouso: significa che possono essere utilizzate per un periodo limitato e secondo le indicazioni riportate dal costruttore. Non possono essere riutilizzate, pena la riduzione della capacità filtrante e dunque dell’efficacia.

Tuttavia, un recente aggiornamento normativo ha introdotto l’obbligo per i produttori di specificare se si tratta di dispositivi riutilizzabili o meno (indicando le lettere R o NR, a seconda dei casi). Quelli riutilizzabili vanno disinfettati adeguatamente prima di essere indossati una seconda volta.

In ogni caso, le autorità sanitarie raccomandano di gettare le mascherine che sono venute a contatto con ambienti a rischio e di non utilizzare quelle che risultano danneggiate o che non sono state conservate in modo opportuno.

Mascherine per Coronavirus, quali non usare secondo l’OMS

Dopo aver chiarito quali sono le mascherine più efficaci contro il Coronavirus, l’OMS fornisce alcune indicazioni sulle mascherine che invece non assicurano alcuna protezione.

Come abbiamo visto, i modelli FFP1, così come le mascherine antipolvere, non proteggono dal contagio chi le indossa. Stesso discorso vale per le mascherine chirurgiche, che sono dispositivi medici certificati secondo le direttive europee e destinate a medici e infermieri.

Questi strumenti servono, infatti, a proteggere i pazienti durante una visita o un’operazione chirurgica, ma non offrono alcuna protezione al personale sanitario che le indossa. Questo perché non possiedono alcun filtro e non sono progettati in modo da aderire completamente al viso di chi le porta.
Pertanto, non possono assicurare una protezione efficace contro il Coronavirus. 

Mascherine per Coronavirus, quali non usare secondo l’OMS

Inoltre, se non usate correttamente, queste mascherine possono diventare dannose e controproducenti: chi le indossa potrebbe erroneamente sentirsi al riparo da qualsiasi forma di contagio e non adottare le norme igieniche fondamentali per contrastare la diffusione del virus. 

Lo stesso discorso vale per le maschere fai da te e per quelle in stoffa. Secondo le autorità in campo sanitario, infatti, non vi è alcuna evidenza delle capacità protettive di tali prodotti (che non possono quindi essere definiti dispositivi di protezione). Inoltre, i materiali di cui sono fatti potrebbero comportare ulteriori problemi di salute e allergie.

Leggi anche: Mascherine per polveri sottili: sono davvero efficaci per i virus? Ecco cosa dice l’OMS

mascherine per inquinamento

L’inquinamento urbano causato dalle polveri sottili è uno dei problemi principali delle nostre città, un nemico terribile per l’ambiente e per la nostra salute.

Per limitare la concentrazione di PM10 e altre particelle nocive nell’aria, i governi attuano periodicamente provvedimenti come il blocco del traffico o la circolazione delle auto a targhe alterne.

A rendere critica la situazione c’è anche il clima: venti e piogge contribuirebbero a ripulire l’aria ma, purtroppo, sono sempre meno frequenti.

Per proteggersi dai danni causati dal particolato e dagli altri elementi pericolosi per la salute e presenti nell’aria, sempre più persone indossano mascherine per l’inquinamento, nella speranza di limitare il passaggio di queste sostanze nelle vie aeree.

Non tutte le mascherine antismog, però, sono efficaci nel contrastare gli agenti inquinanti. Scopriamo quindi quali sono i modelli migliori da acquistare e come usarli correttamente.

Mascherine per inquinamento: guida alla scelta

Secondo dati recenti diffusi dal Ministero della Salute, ogni anno, nel nostro paese, perdono la vita più di 30.000 persone a causa dei danni dell’inquinamento atmosferico sulla salute.

Inoltre, sembra che gli agenti inquinanti possano ridurre significativamente la durata della vita delle persone. Se non si oltrepassassero i limiti imposti dalla legge riguardo la concentrazione di queste sostanze nell’aria, ogni anno potremmo salvare fino più di 10.000 individui.

Il pericolo principale sono le polveri sottili e l’ozono. Questi penetrano nelle nostre vie aeree con il respiro e giungono fino ai polmoni. Qui tendono ad accumularsi causando, nel lungo periodo, danni notevoli.

Più le particelle sono sottili, più riescono a penetrare. Un’alta concentrazione di tali sostanze nei polmoni è causa di malattie respiratorie per individui di qualsiasi età: parliamo di tosse, bronchiti acute, infezioni e non solo. Altri danni, infatti, sono purtroppo ben noti: si parla di tumori e malattie dei sistemi cardiovascolare e circolatorio, che colpiscono con maggiore frequenza nelle aree urbane dove lo smog raggiunge livelli più alti.

quali sono le mascherine per inquinamento urbano

Come se non bastasse, l’esposizione all’inquinamento atmosferico da parte di chi già soffre di disturbi respiratori non fa che peggiorare la salute di questi individui. Il risultato è l’aumento dei ricoveri e degli interventi urgenti in ospedale, causati dalla ridotta capacità polmonare già compromessa.

Le mascherine antismog possono proteggerci e aiutare a contrastare l’insorgere di queste gravi patologie. Vediamo quali sono i modelli più efficaci e come sceglierli.

Leggi anche: Mascherine per polveri sottili: sono davvero efficaci per i virus? Ecco cosa dice l’OMS

Migliori mascherine antismog 

Le mascherine per inquinamento servono a filtrare particolati e altre sostanze dannose presenti nell’aria per evitare che questi passino nelle vie aeree. Rappresentano, quindi, un’ottima protezione per pedoni, ciclisti, motociclisti e chiunque debba trascorrere molto tempo nel traffico cittadino. 

Queste mascherine si differenziano in base al tipo e alla dimensione delle particelle che riescono a bloccare. In particolare, distinguiamo tre modelli: ffp1, ffp2 e ffp3.

Le prime hanno una capacità filtrante che blocca fino al 78% delle particelle, le seconde fino al 92% e le terze fino al 98%.

In base alle modalità di esposizione, le mascherine ffp2 e le mascherine ffp3 possono essere utilizzate anche da chi lavora per tante ore sotto la minaccia dello smog, come ad esempio le forze dell’ordine e gli operatori del traffico e della sosta.

Tutte queste maschere si caratterizzano per la presenza di valvole che permettono di filtrare l’aria che respiriamo. 

Quando si scelgono le mascherine per inquinamento, bisogna essere certi di acquistare prodotti certificati secondo la norma EN 149. Le cosiddette mascherine igieniche o quelle semirigide in carta non sono conformi alla norma e non assicurano alcuna protezione contro le polveri sottili.

Oltre a saper distinguere i diversi modelli in commercio bisogna anche assicurarsi di aver indossato la propria mascherina nel modo giusto: se questa non aderisce perfettamente al viso e se lascia delle fessure e spazi aperti, potrebbe non funzionare correttamente.

Infine, quando si utilizza una maschera, occorre sempre seguire le indicazioni del produttore ed evitare di riutilizzare lo stesso prodotto più volte. Con il tempo, infatti, la capacità filtrante si riduce e il dispositivo perde la sua efficacia. 

Mascherine in carta: perché non funzionano contro l’inquinamento

Come abbiamo anticipato, le mascherine in carta semirigide non sono affatto indicate per proteggersi contro i particolati di dimensioni più sottili (ad esempio il PM10). Oltretutto, forniscono una protezione davvero minima contro le particelle di diametro superiore.

Allo stesso modo, vanno evitate anche le mascherine chirurgiche usate in ambito sanitario: queste servono a evitare di disperdere goccioline di saliva e altri materiali organici, quindi a proteggere non tanto chi le indossa quanto le altre persone. 

mascherine per inquinamento urbano inadatte

In ogni caso, le mascherine chirurgiche non sono sufficienti a fornire protezione contro l’inquinamento. Per contrastare le polveri più sottili vanno indossati dispositivi più avanzati come quelli descritti nel paragrafo precedente. Bisogna ricordarsi, però, che non basta che naso e bocca siano coperti: per funzionare, infatti, la mascherina deve essere totalmente a contatto con la pelle. 

Infine, prima di effettuare un qualsiasi acquisto, consigliamo di valutare l’utilizzo personale che si farà del dispositivo, in modo da scegliere il modello più adatto alle proprie esigenze.

Leggi anche: Mascherine per rischio biologico: 3 caratteristiche uniche dei modelli certificati

mascherine per polveri sottili

Ogni anno, l’Italia, come la maggior parte dei paesi europei, vive l’incubo delle polveri sottili.

Legate principalmente al traffico cittadino e all’utilizzo degli impianti di riscaldamento, queste polveri, essendo di dimensioni infinitesimali, riescono facilmente ad accedere tramite le nostre vie aeree a bronchi, polmoni e altri organi.

Un nemico che ogni anno costa al nostro paese più di 46.000 vittime, secondo dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Con i livelli dell’inquinamento in costante aumento, non è affatto semplice difendersi da un pericolo simile. Tuttavia, una soluzione, per quando ci si trova all’esterno, è rappresentata dall’uso di mascherine per polveri sottili, un’arma valida anche contro virus e allergeni. 

Scopriamo quindi quali sono i dispositivi più adatti in questi casi e se possono essere utilizzati anche per proteggersi dal Coronavirus.

L’uso delle mascherine per polveri sottili

Le mascherine rappresentano davvero una valida opzione per difendersi dalle polveri sottili presenti nell’aria? La risposta è sì, ma non tutte le mascherine sono uguali. Pertanto, bisogna riporre la giusta attenzione in fase di scelta e acquisto del prodotto.

Ad esempio, le mascherine semirigide in carta e le mascherine in tessuto forniscono una protezione parziale rispetto alcuni tipi di particolato e pressochè nulla rispetto ad altri.

Inoltre, persino una mascherina per polveri sottili adeguata (come quelle che descriveremo nei paragrafi successivi) può risultare totalmente inefficace se indossata in modo scorretto. Per proteggersi da polveri e particelle dannose, infatti, il dispositivo deve aderire perfettamente alla pelle del viso. Non devono esserci fessure ai lati e bocca e naso devono essere coperti del tutto.

È evidente che queste condizioni si possono verificare solo con dispositivi più avanzati rispetto alle semplici maschere in tessuto o in carta.

Leggi anche: Mascherine per rischio biologico: 3 caratteristiche uniche dei modelli certificati

L’uso delle mascherine per polveri sottili

Cosa sono le polveri sottili

Prima di scoprire quali sono le mascherine per polveri sottili più efficaci, spieghiamo cosa sono le tanto temute polveri sottili (dette anche particolato atmosferico).

Si tratta di polveri talmente sottili da poter essere respirate. A seconda delle dimensioni delle particelle, distinguiamo:

  • particolato grossolano (con diametro superiore ai 10 micron): le PM10
  • particolato fine o sottile (con diametro di 2,5 micron): le PM2,5
  • particolato ultrafine (con diametro compreso tra gli 1 e gli 0,1 micron).

Le particelle PM10 e PM2,5 sono in grado di assorbire gas e vapori tossici che, se inalati, raggiungono direttamente i nostri polmoni. 

Inutile dire che gli effetti osservati sul nostro organismo sono devastanti. La scienza ha infatti notato un legame tra un’esposizione prolungata alle polveri sottili e un’incidenza maggiore di malattie respiratorie anche gravi e persino di tumore al polmone. 

Ecco perché l’OMS raccomanda di fare in modo che il livello di polveri sottili nell’aria venga drasticamente ridotto. 

Mascherine per polveri sottili FFP3

Quali sono le maschere per polveri sottili più efficaci?

Secondo gli esperti, i dispositivi di protezione individuali da utilizzare per difendersi dal particolato sono le mascherine FFP3, in quanto sono in grado di filtrare fino al 99% delle particelle presenti nell’aria.

Raccomandiamo di acquistare solo maschere dalla capacità filtrante certificata. Per essere a norma, questi prodotti devono riportare il marchio EN 149. 

Inoltre, devono aderire perfettamente al viso. Infine, è bene rispettare le indicazioni fornite sulla confezione a proposito dell’utilizzo, della durata del dispositivo e della possibilità o meno di indossarlo più volte senza comprometterne l’efficacia.

Gli altri dispositivi di protezione individuali presenti sul mercato sono le maschere FFP1 e FFP2. Rispetto alle FFP3, si tratta di modelli più comodi da portare ma dalla capacità filtrante più ridotta: parliamo del 78% nel caso delle FFP1 e del 92% per le mascherine FFP2. Tuttavia, queste maschere possono essere sufficienti in caso di una limitata esposizione alle polveri.

Le mascherine chirurgiche, invece, non offrono alcuna protezione contro le particelle dannose.

Le mascherine per polveri sottili proteggono dai virus?

Le mascherine per polveri sottili che abbiamo descritto proteggono anche dall’attacco di virus e batteri.

Per capire quali tra questi dispositivi siano più efficaci contro l’attuale Coronavirus dobbiamo valutare il rischio al quale si è esposti. 

Le mascherine di classe FFP2 sono infatti adatte nei casi di rischio medio-basso: può, quindi, usarle il personale sanitario che si occupa di persone positive o potenzialmente tali. I dispositivi di protezione individuali FFP3 sono pensate, invece, per livelli di esposizione ancora più gravi e devono essere indossate da medici e personale sanitario che lavorano a stretto contatto con individui infetti o potenzialmente tali.

In entrambi i casi, vanno utilizzate mascherine senza valvole di espirazione.

mascherine per polveri sottili e coronavirus

Mascherine per polveri sottili e Coronavirus: cosa dice l’OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che l’utilizzo delle mascherine antipolvere – per polveri sottili – descritte nei paragrafi precedenti non sia errato per proteggersi dal Coronavirus.

Tuttavia, a fronte della bassa disponibilità di dispositivi verificatasi nelle scorse settimane, chiede che a indossare le mascherine siano innanzitutto gli individui che pensano di aver contratto la malattia o che si prendono cura di persone potenzialmente infette.

Quindi, ciò su cui l’OMS insiste è di usare questi dispositivi con razionalità, per evitare che vadano sprecati e che chi ne ha davvero bisogno rimanga senza.

Inoltre, per combattere la diffusione del Coronavirus e degli altri virus influenzali, l’OMS ricorda alla popolazione che è importantissimo associare all’uso della mascherina i seguenti comportamenti corretti

  • lavare e disinfettare con frequenza ed estrema attenzione le mani anche con un gel igienizzante mani
  • tossire e starnutire portando il gomito davanti alla bocca
  • evitare gli assembramenti
  • rispettare la distanza di almeno un metro dalle altre persone

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mascherine per rischio biologico

Tutti i dispositivi di protezione individuale sono pensati per evitare che polveri, fumi e microrganismi potenzialmente dannosi per la salute entrino a contatto con l’individuo passando per le vie respiratorie. La capacità filtrante di questi strumenti, pur con le dovute differenze tra i vari modelli, fa sì che possano trattenere le particelle impendendo a chi li indossa di inalarle.

Diverse professioni comportano il rischio di venire a contatto con microrganismi, virus e altre particelle dannose. 

L’emergenza sanitaria del Coronavirus ci fa pensare immediatamente a medici, infermieri e al personale che lavora negli ospedali, ma non dobbiamo dimenticare chi lavora nei laboratori biologici, chi si occupa di trattamento dei rifiuti e chi opera nel settore della manutenzione degli impianti idrici e di climatizzazione. E potremmo citarne ancora tanti altri.

Vediamo come funzionano i principali modelli di mascherine per rischio biologico e quali sono le loro principali caratteristiche.

Mascherine per rischio biologico: modelli e caratteristiche fondamentali

Nella macro categoria delle mascherine per rischio biologico rientrano diversi strumenti.

In particolare, distinguiamo i DPI (dispositivi di protezione individuale) che proteggono chi li indossa, dalle mascherine chirurgiche, ossia dispositivi medici che non proteggono chi li indossa, bensì gli altri con cui entrano in contatto. Vediamoli nel dettaglio.

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modelli mascherine per rischio biologico

I dispositivi di protezione individuale DPI

Tra i DPI più comuni vi sono le maschere filtranti monouso, certificate secondo la norma tecnica UNI EN 149:2001. Tale norma specifica i requisiti minimi dei dispositivi in termini di efficienza, traspirabilità, stabilità della struttura, attraverso prove e test tecnici.

Questi dispositivi proteggono le vie aeree dell’individuo coprendo naso, bocca e mento. Si caratterizzano per la presenza di filtri che, a seconda della potenza filtrante, si distinguono in FFP1, FFP2 e mascherine FFP3 (dove FF significa “facciale filtrante”, P sta per “protezione dalla polvere” e il numero indica il grado di protezione, che arriva a un massino di 98% nel caso dei FFP3).

Chi lavora a contatto con pazienti (ma anche animali e campioni) affetti da patologie molto gravi o infetti da microrganismi che trasmettono le stesse patologie attraverso le vie respiratorie deve proteggersi indossando una maschera almeno FFP2, con capacità filtrante al 95%.

In casi potenzialmente più pericolosi, nei quali è superiore il rischio di dispersione nell’aria degli agenti patogeni e quindi di contagio, è necessario dotarsi dei dispositivi di protezione individuale FFP3.

Durante la pandemia da Covid-19, entrambe queste tipologie di maschere filtranti vengono utilizzate per permettere di proteggere medici e personale sanitario di individui contagiati o risultati positivi al virus. 

Le mascherine chirurgiche


Le mascherine per rischio biologico chirurgiche non rientrano tra i dispositivi di protezione individuali ma tra i dispositivi medici. Queste mascherine non possiedono un filtro, come le maschere FFP1, FFP2 e FFP3; non proteggono il medico che le indossa ma il paziente che viene visitato. 

Tra i settori nei quali vengono più comunemente impiegate, oltre a quello sanitario, vi è l’alimentare: servono, infatti, a proteggere cibi e materie prime da eventuali contaminazioni.

La norma tecnica che certifica la corretta produzione e il giusto funzionamento delle mascherine chirurgiche è la UNI EN 14683:2019. Tra i requisiti previsti dalla norma vi sono la resistenza a schizzi liquidi, la traspirabilità, l’efficienza di filtrazione batterica e la pulizia da microbi.

Caratteristiche fondamentali delle mascherine per rischio biologico

Quando acquistiamo un dispositivo medico o di protezione individuale come quelli descritti nei paragrafi precedenti, dobbiamo fare attenzione che rispetti tutte le caratteristiche fondamentali necessarie a garantirne l’efficacia. In particolare, le mascherine per rischio biologico devono:

  • Essere certificate
  • Avere una capacità filtrante
  • Presentare le indicazioni NR o R

Vediamo cosa significa.

Secondo le disposizioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, questi prodotti devono risultare conformi alla norma EN 149 e riportare la marcatura CE seguita dal codice dell’ente che ne regola la messa in commercio.

Pertanto, i consumatori, quando acquistano uno di questi dispositivi, devono fare attenzione che rispetti tale caratteristica e riporti informazioni coerenti.

I dispositivi FFP2 e FFP3, che fanno da barriera protettiva con una potenza del 92% e del 98%, devono essere realizzati interamente o quasi in materiali filtranti che possano evitare il passaggio di particelle solide e liquide.

Ricordiamo, poi, che, una volta indossate, le maschere FFP2 e FFP3, per essere efficaci, devono poter coprire naso, mento e bocca.

La durata dei dispositivi di protezione individuali FFP2 e FFP3 deve rispettare determinate indicazioni di tempo e utilizzo. 

caratteristiche mascherine per rischio biologico

Queste maschere sono per lo più monouso e, di solito, mostrano anche una scadenza. 
Un recente aggiornamento normativo ha previsto che i produttori debbano indicare se si tratta di prodotti non riutilizzabili o riutilizzabili. Se la maschera riporta le lettere NR è monouso e va gettata subito dopo l’utilizzo; se invece riporta la lettera R può essere riutilizzata (attenendosi comunque alle procedure di sanificazione indicate).

In sintesi, queste rientrano tra le caratteristiche più importanti che le mascherine per uso biologico devono rispettare per poter essere efficaci. 

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mascherine sanitarie

L’emergenza Covid-19, che ha ormai dominato la prima parte del 2020, ci ha portato a conoscere e a distinguere tra loro i diversi strumenti che abbiamo a disposizione per proteggerci e limitare il contagio.

In particolare, distinguiamo le mascherine sanitarie, o chirurgiche, ossia gli strumenti più semplici e comuni, dai modelli FFP1, FFP2 e FFP3, i dispositivi di protezione individuali utilizzati soprattutto da medici e operatori sanitari.

Le mascherine sanitarie non proteggono la persona che le indossa ma gli altri. I dispositivi di protezione individuale, invece, consentono di proteggere se stessi dal contatto con il temibile virus.

In questo articolo proviamo a chiarire cosa ha previsto finora il governo italiano riguardo l’impiego quotidiano delle mascherine sanitarie da parte della popolazione.

L’utilizzo delle mascherine sanitarie

Cosa sono e come sono fatte le mascherine sanitarie? E perché si distinguono dagli altri dispositivi di protezione individuale? E, soprattutto, cosa stabilisce il governo italiano a proposito dell’utilizzo diffuso di queste mascherine da parte della popolazione durante la cosiddetta fase 2 della pandemia?

Queste e altre domande trovano risposta nei paragrafi seguenti.

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utilizzo mascherine sanitarie

Cosa sono le mascherine sanitarie

Innanzitutto, facciamo un breve riepilogo.

Le mascherine sanitarie o chirurgiche sono dispositivi piuttosto semplici che si fissano al viso tramite due elastici laterali oppure tramite quattro lacci.

Si compongono di alcuni strati di tessuto non tessuto in poliestere o polipropilene. Materiali che conferiscono alla parte esterna della mascherina caratteristiche di resistenza e impermeabilità agli schizzi d’acqua. Lo strato intermedio è in microfibra ed è quello più filtrante, mentre lo strato interno, che deve andare a contatto con la pelle del viso, è il più delicato.

Come già accennato, queste mascherine non proteggono tanto chi le indossa quanto chi gli sta vicino. Non a caso, la capacità filtrante di questi dispositivi è quasi totale (95%) nei confronti di virus, batteri e particelle diretti verso l’esterno, e ciò impedisce a chi le indossa di contagiare altre persone.

Tuttavia, la capacità filtrante si rivela molto bassa dall’esterno verso l’interno (anche perché parliamo di mascherine che non aderiscono mai perfettamente al viso). 

La mascherine sanitarie sono usa e getta. Solitamente, devono essere tenute addosso per non più di tre/quattro ore.

Essendo monouso, non possono essere riciclate per utilizzi successivi al primo, né essere lavate o disinfettate. Questo anche perché i materiali che le compongono ne risentirebbero e il dispositivo perderebbe la sua efficacia protettiva. 

Mascherine sanitarie in Italia: cosa dice il governo 

Una volta entrati nella tanto attesa fase 2, agli inizi di maggio, le mascherine sanitarie diventeranno obbligatorie.

Andranno quindi indossate tutte le volte che si uscirà da casa sia per motivi di lavoro e sia per motivi personali (ad esempio per andare a fare la spesa). In generale, andranno indossate in tutte quelle situazioni che prevedono la presenza di più persone nello stesso ambiente.

Le stesse mascherine, nelle settimane passate, sono state al centro di polemiche e interrogativi per la loro scarsa reperibilità e alquanto limitata disponibilità presso farmacie e altri punti vendita. Non solo: a essere contestato è stato anche il prezzo degli ormai ricercatissimi dispositivi medici che, in alcuni casi, è arrivato a superare i 2 euro a pezzo.

Per questo motivo, il governo italiano, prima ancora di entrare nella fase 2, ha stabilito con una norma apposita l’introduzione di un prezzo politico e universale di 90 centesimi per ogni singola mascherina sanitaria. 

L’obiettivo del provvedimento è duplice: da un lato, contrastare le speculazioni avvenute in passato da parte di aziende produttrici e rivenditori; dall’altro lato, sostenere i consumatori in un momento già abbastanza delicato per la nostra economia.

Oltretutto, nel momento in cui l’isolamento sarà gradualmente ridotto, e le persone avranno ricominciato a uscire tutti i giorni, crescerà anche la necessità di acquistare sempre più mascherine rispetto ai primi mesi dell’emergenza sanitaria. Anche perché, come abbiamo già detto, le mascherine chirurgiche sono monouso e non possono essere riutilizzate giorno dopo giorno. 

In passato, diverse regioni (come, ad esempio, l’Emilia-Romagna, la Lombardia, la Liguria, il Veneto e la Toscana) hanno distribuito gratuitamente e a più riprese un numero considerevole di mascherine alla popolazione. Ma questo non basta, e con il tempo il fabbisogno di dispositivi continuerà chiaramente ad aumentare.

mascherine sanitarie in Italia

A questo proposito, per venire incontro alla necessità di maggiori rifornimenti, diverse aziende italiane vorrebbero a breve attivare la produzione di mascherine lavabili e quindi riciclabili in tutta sicurezza (questo solo se l’Istituto Superiore di Sanità fornirà indicazioni in merito).

Tutto quello detto fin qui vale soltanto per le mascherine sanitarie o chirurgiche. Per i modelli FFP1, FFP2 e FFP3, ossia i dispositivi di protezione individuali utilizzati da medici e infermieri in ospedale, non è previsto al momento alcun prezzo politico. Per questi strumenti rimarrà valido però il provvedimento per cui un pezzo sfuso non può costare più del prezzo del singolo pezzo all’interno di una confezione.

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mascherine trasparenti

Le mascherine trasparenti, la cui parte anteriore lascia in bella vista labbra e bocca, rappresentano un’ottima soluzione per le persone affette da sordità o da riduzioni gravi dell’udito che devono poter leggere il labiale per interagire.

Possiamo immaginare la condizione disagevole nella quale questi soggetti hanno vissuto la pandemia da Covid-19 e il relativo isolamento. Un disagio legato non solo alle difficoltà di comprensione ma anche, e soprattutto, a quelle di comunicazione.

Come può, infatti, una persona sorda capire quello che gli viene detto da chi indossa sul viso uno dei tanti dispositivi di protezione individuali – come le mascherine con filtro – che coprono naso e bocca rendendo, così, impossible la lettura del labiale? Pensiamo a situazioni come fare la spesa al supermercato, oppure ai controlli frequenti messi in atto nelle ultime settimane dalla polizia e dalla protezione civile. 

Tutto questo ci fa capire quanto sia fondamentale non solo provvedere alla sicurezza di queste persone, ma anche andare incontro alle loro esigenze comunicative. In tempi di pandemia, una risposta a tali bisogni può arrivare dall’utilizzo delle mascherine trasparenti che permettono la lettura del labiale.

L’importanza delle mascherine trasparenti per chi ha problemi di udito

Secondo dati recenti forniti dalle associazioni di settore, l’Italia conta circa 5 milioni di persone che soffrono di riduzione dell’udito. Inoltre, ogni anno, nel nostro paese nascono circa 2.000 bambini gravemente audiolesi.

Con l’intento di rispondere ai bisogni comunicativi di queste persone in tempo di Coronavirus, si sono fatte largo diverse realtà che chiedono, a gran voce, che venga avviata la produzione di mascherine trasparenti. Una richiesta partita dai consumatori, raccolta da associazioni e enti che si occupano di persone con problemi di sordità e giunta fino ai reparti di produzione di alcune aziende. Scopriamo quindi a che punto siamo.

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Mascherine trasparenti per sordi

Mascherine trasparenti per sordi: l’idea di una studentessa americana

Il tema è balzato all’attenzione di tutti quando, agli inizi di aprile, Ashley Lawrence, giovane studentessa americana, ha dato vita al DHH Project, ossia “Deaf and hard of hearing project” (progetto per persone sorde e con problemi di udito). 

L’idea di Ashley vede la realizzazione di mascherine trasparenti che, avendo la parte anteriore in plastica, permettono di leggere il labiale senza fatica.

Tutto è iniziato quando la studentessa ha pubblicato sui suoi profili social una foto che mostra lei e la sua mamma con indosso due mascherine fatte in casa. La foto ha riscosso così tanto successo e interesse che ha spinto Ashley ad aprire una raccolta fondi per finanziare la produzione di mascherine trasparenti da fornire gratuitamente a chi farà richiesta.

La campagna ha raggiunto il suo obiettivo in poche ore, cosa che ha permesso alla giovane di mettersi subito al lavoro per realizzare i dispositivi.

Maschere di questo tipo, secondo la studentessa, sono infatti fondamentali per coloro che per comunicare hanno necessità di leggere il labiale e osservare le espressioni facciali. E dato che si tratta di oggetti ancora poco diffusi, ma molto richiesti, la ragazza ha pensato bene di dare il suo contributo all’emergenza sanitaria in corso. 

La produzione di mascherine trasparenti in Italia

Anche in Italia si sta cercando di assecondare la necessità di produrre le mascherine trasparenti per semplificare la vita delle persone audiolese. Nelle ultime settimane, infatti, diverse aziende nostrane si sono messe all’opera per realizzare i primi prototipi. 

Non si tratta di mascherine conformi o certificate, come quelle usate in ambito sanitario, ma tuttavia parliamo di strumenti che possono decisamente aiutare le persone sorde ad affrontare questo periodo di crisi.

Le prime realtà che si sono attivate sono cooperative e associazioni del territorio che, dopo aver raccolto le testimonianze e le richieste di persone con forti problemi di udito, hanno deciso di convertire le loro precedenti produzioni o di dedicarsi per la prima volta alla realizzazione di mascherine trasparenti. 

Oltre alle associazioni, su impulso di enti e istituzioni, anche alcune aziende hanno inziato a fare ricerca e a sperimentare possibili modelli di mascherine trasparenti per sordomuti.

Al momento, sembrerebbe che uno dei materiali più adatti alla produzione sia un pvc trasparente che non si appanna con il fiato. Sono in corso ulteriori test che, ci auguriamo, possano condurre presto alla realizzazione dei modelli.

Cos’è la lingua dei segni (LIS) utilizzata dalle persone sorde

Cos’è la lingua dei segni (LIS) utilizzata dalle persone sorde

Per capire come mai l’utilizzo delle mascherine trasparenti sarebbe davvero importante per le persone sorde chiariamo in cosa consiste la lingua dei segni (LIS).

Si tratta di una lingua complessa al pari delle altre, con un proprio sistema codificato di gesti, espressioni facciali e movimenti del corpo. Ogni LIS ha il suo sistema di segni: quella parlata dalla comunità di audiolesi e dalle persone con ridotta capacità uditiva in Italia è diversa, ad esempio, dalla lingua dei segni inglese.

Non parliamo, quindi, di una lingua universale: lo stesso segno può assumere significati diversi a seconda del paese in cui è utilizzato.

Allo stesso modo, si tratta di lingue che possiedono le proprie regole sintattiche, grammaticali e persino i propri modi di dire.

Alle persone sorde non basta saper decifrare i gesti per comunicare tra loro. La LIS, infatti, si basa su diversi parametri manuali del segno, come il movimento, l’orientamento, la configurazione del gesto, e parametri non manuali, come la postura e le espressioni facciali. Queste, in particolare, sono fondamentali: minuscoli movimenti degli occhi, della bocca o persino delle sopracciglia possono avere significare cose diverse.

Ecco perché è auspicabile il ricorso a mascherine trasparenti che permettano di scorgere anche il più piccolo movimento del viso, oltre che di leggere il labiale.

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mascherine usa e getta

Da un paio di mesi a questa parte, i dispositivi di protezione individuali sono entrati a far parte della nostra quotidianità. Primi fra tutti, nonché i più comuni, sono le mascherine usa e getta che, da quando è iniziata la pandemia da Coronavirus, sono così tanto richieste da essere spesso difficilmente reperibili.

Indossarle per limitare la diffusione del contagio è importante tanto quanto saperle utilizzare. E un buon utilizzo comporta l’adozione di alcune pratiche fondamentali per metterle e rimuoverle in maniera corretta. Se non accompagnato dalle norme igieniche che ormai tutti conosciamo, ma che non dobbiamo mai dare per scontate, l’uso di questi dispositivi rischia infatti di risultare inefficace e addirittura dannoso.

Vediamo quindi cosa fare per indossare e rimuovere correttamente le mascherine usa e getta.

Consigli per un utilizzo corretto delle mascherine usa e getta

La mascherina usa e getta si compone di una parte interna e di una parte esterna. La prima è quella che deve andare a contatto con il volto ed è, solitamente, di colore bianco. La parte esterna, invece, è colorata. 

Per essere assicurate al viso, le mascherine chirurgiche possiedono quattro lacci (da legare intorno alla testa) oppure due semplici elastici da agganciare alle orecchie. In entrambi i casi, questi dispositivi di protezione individuale vanno maneggiati con estrema cura, attenzione e igiene.

Nei paragrafi seguenti, scopriamo come vanno indossati, rimossi e smaltiti.

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Consigli per un utilizzo corretto delle mascherine usa e getta

Come indossare le mascherine usa e getta 

Prima di indossare una mascherina usa e getta occorre lavarsi le mani. Sembra banale, ma in realtà si tratta del passaggio più importante per non compromettere l’efficacia del dispositivo. Oltretutto, la mascherina è confezionata all’interno di una bustina sterile in plastica, altro motivo per cui è assolutamente necessario toccarla non prima di aver deterso abbondantemente le mani con acqua e sapone oppure con un gel disinfettante mani.

La mascherina va fissata al viso agganciando i due elastici laterali alle orecchie. È importante che aderisca il più possibile al volto: la parte superiore deve quindi coprire fin sopra il naso, la parte inferiore deve invece trovarsi sotto il mento.

Cosa fare se invece degli elastici la mascherina presenta quattro lacci da annodare? In questo caso, è importante che questi siano legati ben stretti in modo che aderiscano perfettamente: i lacci superiori vanno annodati circa a metà della testa, quelli inferiori dietro il collo.

Come rimuovere correttamente le mascherine usa e getta 

Le mascherine chirurgiche devono essere indossate solo per qualche ora. Devono poi essere gettate subito dopo l’utilizzo, non possono quindi essere né lavate e né riciclate. Vanno buttate anche se le si è tenute addosso per un tempo inferiore a quello consentito.  

Durante la rimozione della mascherina usa e getta, è necessario prestare la stessa attenzione avuta al momento di indossarla. È bene quindi che le mani siano state correttamente lavate prima di toglierla.

Si deve procedere slegando i lacci o sganciando gli elastici che la sorreggono. Nel far questo, è necessario non toccare la parte anteriore della mascherina, che potrebbe essere contaminata.

Dopo averla rimossa dal viso, la mascherina usa e getta va avvolta in un sacchetto e gettata nel contenitore dell’immondizia.

Subito dopo, bisogna lavare di nuovo le mani con abbondante acqua e sapone per almeno 40 secondi o con il gel disinfettante.

L’utilizzo dei guanti

Un altro accorgimento molto importante da rispettare per limitare la diffusione del Coronavirus è l’utilizzo di guanti monouso. Indossarli quando si è fuori casa permette di non toccare superifici potenzialmente contaminate (come, ad esempio, i carrelli del supermercato). In questo modo, virus e altri microrganismi non hanno modo di venire a contatto con le nostre mani. 

I guanti vanno indossati solo in occasioni di questo tipo. Tenerli in casa, o troppo a lungo, potrebbe essere dannoso per la pelle e controproducente.

Terminato l’utilizzo, i guanti vanno tolti con estrema attenzione, estraendoli al contrario, e immediatamente gettati. Subito dopo, occorre lavarsi bene le mani.

Come lavare correttamente le mani

Come abbiamo visto, prima di indossare la mascherina usa e getta, così come dopo averla rimossa, bisogna lavare le mani con cura.

Il lavaggio delle mani deve durare almeno 40 secondi e deve avvenire con acqua tiepida e sapone. Non bisogna trascurare nulla: occorre detergere e strofinare attentamente il palmo, il dorso, le dita e gli spazi tra le dita.

Se ci si trova fuori casa, è bene avere con sé del gel igienizzante mani idroalcolico, che consentirà di lavare e disinfettare correttamente le mani senza necessità di asciugarle.

Come lavare correttamente le mani

Come smaltire le mascherine usa e getta dopo averle rimosse

Le mascherine usa e getta, così come i guanti monouso, vanno smaltiti seguendo le disposizioni dell’Istituto Superiore di Sanità, ma anche le indicazioni del proprio comune di appartenenza.

I dispositivi di protezione individuale, che vanno gettati subito dopo averli rimossi senza alcuna possibilità di riutilizzarli, vanno smaltiti nella raccolta indifferenziata dei rifiuti.

Prima di eliminarli, è bene avvolgerli in un sacchetto (purchè sia di materiale compatibile con la raccolta indifferenziata). 

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mascherine usa e getta farmacia

Una delle domande più ricorrenti degli ultimi tre mesi, ossia da quando ha iniziato a diffondersi il contagio da Covid-19, riguarda la possibilità di reperire le mascherine usa e getta in farmacia oppure online.

Il rifornimento di questi dispositivi di protezione individuale sarà necessario ancora per molto tempo: probabilmente avremo bisogno di indossare le mascherine per diversi mesi, anche al termine della fase 2. E, addirittura, potremmo doverci abituare all’idea di considerarle a pieno diritto uno dei tanti oggetti comuni nella nostra quotidianità. 

Ecco perché è importante stare tranquilli sapendo di avere la possibilità di farne scorta tutte le volte che ne abbiamo bisogno.

Cerchiamo però di fare chiarezza e capire dove conviene acquistare le mascherine usa e getta, in farmacia oppure sul web?

Mascherine usa e getta, farmacia o web? 

Senza dubbio, quelle monouso e senza filtri particolari sono le mascherine più facili da trovare sul mercato. Si tratta del dispositivo di protezione più semplice, eppure, se usato correttamente dal momento in cui lo indossiamo fino a quando lo rimuoviamo dal viso, può comunque essere sufficiente per chi non vive a stretto contatto con persone malate o positive al Covid-19.

Stesso discorso vale per chi non lavora o non trascorre molto tempo in un ambiente potenzialmente contaminato dal virus. 

Le mascherine usa e getta possono essere acquistate sia attraverso i canali tradizionali (farmacie, grande distribuzione e negozi) e sia su alcuni portali online. Valutiamo entrambe le opzioni e scopriamo dove conviere comprarle

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Mascherine usa e getta, farmacia o web?

Acquistare le mascherine monouso in farmacia 

La farmacia è quasi sicuramente il canale privilegiato da chi non ha molta dimestichezza con la tecnologia.

La farmacia, di solito, è un luogo di fiducia: quando abbiamo bisogno di comprare medicine ci rivolgiamo, infatti, sempre allo stesso punto vendita perché ormai il farmacista ci conosce e sa cosa consigliarci.

Le mascherine, però, non sono facili da reperire come i medicinali. E sin dalle prime settimane di diffusione del Coronavirus, le farmacie hanno avuto grandi difficoltà nell’assicurare un approviggionamento costante di dispositivi di protezione individuale. 

Capita, infatti, ogni giorno di sentire e leggere conferme a proposito della scarsa presenza, tra le farmacie italiane, di mascherine. Una presenza che, oltre a risultare tutt’altro che capillare, appare anche piuttosto disomogenea sul territorio, con aree più fornite e altre meno. Secondo alcuni dati riportati di recente, in Italia oltre il 40% di farmacie è sprovvisto o è stato sprovvisto a lungo di dispositivi anti contagio.

Un altro problema riguarda il tipo di fornitura. Se da un lato, i farmacisti sono sempre molto disponibili a spiegare le differenze che sussistono tra i vari modelli di mascherine, dall’altro lato si nota come in farmacia siano più facilmente reperibili quelle chirurgiche, che però non proteggono chi le indossa.

Per i modelli di mascherine FFP3 e FFP2 con filtro, ossia quelli che proteggono sia chi li indossa e sia gli altri, la disponbilità è ancora inferiore.

L’unica cosa che era ed è possibile fare per assicurarsi le proprie scorte di mascherine usa e getta in farmacia è prenotarle. Tuttavia, nessun punto vendita riesce ad assicurare che i tempi di consegna siano rapidi. 

Inoltre, la poca disponibilità e l’aumento esponenziale delle richieste hanno influito sul prezzo: da quando si è iniziato a parlare di Covid-19, il costo delle mascherine monouso e di tutti gli altri dispositivi è ovviamente cresciuto molto rispetto al periodo precedente.

Nella maggior parte dei casi, si parla di cifre cresciute del doppio o del triplo rispetto al passato. Inoltre, molto spesso i costi dei dispositivi FFP2 e FFP3 sono davvero proibitivi.

La colpa di questo aumento, però, non è dei farmacisti, bensì di tutti gli operatori che intervengono nella catena di fornitura delle mascherine. 

Acquistare le mascherine usa e getta online

Viste e considerate le difficoltà nel reperire le mascherine usa e getta in farmacia, un canale alternativo decisamente valido per l’acquisto è il web. 

I portali specializzati nella vendita di dispositivi di protezione individuale offrono numerosi vantaggi agli utenti che intendono approfittarne. Proviamo a riassumerli:

  • Il prezzo: i costi dei prodotti sono decisamente calmierati e omogenei rispetto a quelli delle farmacie e dei negozi tradizionali.
  • Disponibilità e ampia scelta: acquistare sui portali online significa avere a disposizione un vasto assortimento di dispositivi anti contagio per contrastare la diffusione del Coronavirus. Inoltre, rispetto alle farmacie, di solito il numero di pezzi disponibili è molto più alto.
  • I tempi di consegna: questi possono essere variabili ma, a differenza di quanto avviene nei negozi tradizionali, un portale specializzato riesce a fornire un’indicazione precisa dell’arrivo dei prodotti non appena concluso l’ordine.
  • La comodità: acquistando online, ci si può rifornire di mascherine usa e getta senza uscire e dover fare file, dato che si può navigare comodamente dal divano di casa. Tutto quello che occorre sono, infatti, un computer e una connessione internet. Oltretutto, non recandosi in farmacia è possibile evitare un’ulteriore occasione di contatto con il virus.
Acquistare le mascherine usa e getta online

Dove acquistare le mascherine usa e getta?

Convivere con la diffusione di una pandemia non è semplice per nessuno. Proprio per questo motivo, è fondamentale riuscire a semplificarci la vita, per lo meno in tutti quegli aspetti necessari dei quali non possiamo fare a meno. Altrettanto importante, almeno in queste prime fasi, è limitare il più possibile le occasioni potenziali di contagio, proteggere noi stessi ma anche le persone con cui veniamo a contatto.

Dovendo quindi scegliere se comprare le mascherine usa e getta in farmacia oppure sui portali specializzati, la bilancia dei vantaggi sembra pendere a favore degli acquisti online, se non altro per questioni di disponibilità e comodità.

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