Mascherine da infermiere e malasanità: il caso del Fatebenefratelli di Milano

mascherine da infermiere

Risale alla metà di marzo, quindi al periodo della piena emergenza sanitaria da Covid-19, la notizia dell’arrivo all’ospedale Fatebenefratelli di Milano di un carico di mascherine del tutto inadeguate ad affrontare il terribile virus.

Al personale sanitario è bastata una semplice occhiata per capire che si trattava di mascherine da imbianchino, o muratore, del tutto insufficienti a proteggere medici e infermieri dal rischio di contagio. Si trattava, infatti, di prodotti che, oltre a lasciare scoperto in parte il volto, rischiavano di danneggiarsi perché troppo fragili.

Ma il principale problema di quelle presunte mascherine da infermiere e da medico consisteva nel non poter affatto fornire una barriera di ingresso alle vie aeree nei confronti di microrganismi molto piccoli come i virus. Forse avrebbero potuto a malapena filtrare le polveri più grossolane, ma di certo si sarebbero rivelate molto pericolose se utilizzate all’interno di un reparto Covid-19.

Oltretutto, la durata delle mascherine consegnate al Fatebenefratelli non riusciva neanche a coprire quella di un intero turno.

Non appena la notizia di questo caso di malasanità ha iniziato a circolare, gli altri ospedali milanesi si sono mobilitati per l’invio di mascherine da infermiere e personale medico FFP2 e FFP3, che sono gli unici dispositivi di protezione individuale in grado di proteggere dal Coronavirus.

In questo articolo spieghiamo quindi perché è bene che il personale sanitario ricorra a questi dispositivi durante l’emergenza sanitaria in corso. Inoltre, vediamo perché le semplici mascherine chirurgiche non sono sufficienti a fronteggiare questa grave situazione.

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Mascherine da infermiere: quali sono le più adatte contro il Coronavirus?

Prima di spiegare quali sono le mascherine da infermiere più adatte nella lotta contro il Coronavirus occorre distinguere tra Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e Dispositivi Medici

Al primo gruppo appartengono le mascherine FFP2 e FFP3 alle quali abbiamo accennato nel paragrafo precedente, mentre nel secondo gruppo rientrano quelle chirurgiche.

A seconda del grado di esposizione al rischio di contagio da Covid-19, medici e infermieri, per proteggersi, sono tenuti a indossare i dispositivi di protezione individuale. Questi, per essere efficaci e per poter dire che sono stati realizzati secondo i requisiti richiesti per legge, devono riportare la marcatura CE e rispettare la norma UNI EN 149.

Le mascherine chirurgiche, invece, non sono fatte per proteggere chi le indossa ma gli altri. Possono essere utilizzate specialmente quando si lavora a contatto con il pubblico.

In ogni caso, che si tratti di dispositivi di protezione individuale o di dispositivi medici, occorre sempre tenere a mente le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’utilizzo corretto di questi prodotti e le norme igieniche da rispettare. Una buona mascherina può infatti diventare del tutto insufficiente se indossata nel modo sbagliato o se maneggiata con le mani sporche.

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Mascherine FFP2 e FFP3

Le mascherine consegnate all’ospedale Fatebenefratelli non erano in alcun modo capaci di limitare la diffusione del Coronavirus e dunque di proteggere medici e infermieri dal cosiddetto “rischio biologico”. Cosa che invece può essere ottenuta ricorrendo a quelle prodotte secondo la norma EN 149. 

Questa stessa norma classifica i dispositivi di protezione individuale a seconda della loro potenza filtrante in FFP1, FFP2, FFP3 (dove la dicitura FFP viene dall’inglese “Filtering Facepiece Particles” e significa “Maschere facciali filtranti contro le particelle”).

Chi deve proteggersi da agenti patogeni come il Coronavirus, o in generale dagli altri virus, deve ricorrere a dispositivi di questo tipo.

Le mascherine FFP2 hanno una capacità filtrante che protegge dal 92% di particelle, polveri, fumi, ecc., mentre i modelli di mascherine FFP3 arrivano fino al 98%. I modelli FFP1, invece, si fermano a un’efficienza filtrante del 78%, per cui possono filtrare diverse particelle ma si rivelano inadatte contro virus e altri agenti patogeni.

Occorre ricordare che, affinché i dispositivi di protezione individuale mantengano intatta la loro efficienza protettiva, questi vanno indossati e rimossi seguendo delle procedure e delle norme igieniche molto precise. Inoltre, per funzionare in modo corretto, le mascherine devono aderire perfettamente ai contorni del viso

Mascherine chirurgiche: perché non sono adatte contro il Covid-19

Passiamo adesso a quelle che sono comunemente ritenute le tipiche mascherine da infermiere o da dentista, ossia le mascherine chirurgiche.

Come abbiamo detto, questi prodotti non proteggono chi li indossa dal contatto con virus e altri agenti patogeni in quanto non aderiscono perfettamente al volto. Non sono quindi efficaci per proteggere medici e infermieri che assistono i pazienti positivi o infetti da Covid-19.

mascherine da infermiere e malasanità

Tuttavia, le mascherine chirurgiche possono proteggere gli altri se chi le indossa è infetto. La norma che ne regola la realizzazione, ossia le UNI EN 14683, prevede infatti che possano essere impiegate dai pazienti anche in casi di epidemia e pandemia. Tale norma, inoltre, classifica i dispositivi medici in base alla filtrazione batterica e alla protezione che offrono da schizzi di saliva e altri fluidi organici.

Infine, ricordiamo che la maggior parte di queste mascherine, così come dei modelli FFP2 e FFP3, sono monouso. Vanno quindi rimosse dal volto e gettate subito dopo il primo utilizzo. Non vanno mai indossate se sono venute a contatto con persone o superfici contaminate.

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