Come è fatta una mascherina? Struttura e materiali usati per realizzare questi dispositivi

Come è fatta una mascherina

Ecco da cosa sono composte le mascherine protettive

Da quando il mondo ha dovuto fare i conti con il Covid-19, ci siamo abituati a utilizzare quotidianamente vari dispositivi di protezione individuale. Quello che più di tutti ha rubato la scena è sicuramente la mascherina. Tuttavia, dopo più di due anni di emergenza sanitaria, molte persone ancora non sanno di che materiale sono fatte le mascherine e in cosa si differenziano i vari modelli.

Nelle prossime righe ti spiegherò con quali tessuti vengono realizzate le mascherine antivirus, come sono strutturate e per quale utilizzo è più adatto ogni singolo modello.

Come sono fatte le mascherine chirurgiche

Come sono fatte le mascherine chirurgiche

Le prime mascherine di cui ti parlerò sono quelle che tu avresti visto nel tuo primo istante di vita se i neonati aprissero immediatamente gli occhi dopo la nascita. Già, mi riferisco alle mascherine chirurgiche, utilizzate da tempo immemore dai medici e, in generale, nelle strutture ospedaliere. Divenute ancora più famose (ma, soprattutto, utili) con la pandemia di Coronavirus, queste mascherine protettive sono utili soprattutto per proteggere gli altri.

Generalmente, la loro struttura consiste in tre strati di tessuto non tessuto (comunemente noto come TNT) sovrapposti. Quello più esterno è composto da un materiale idrofobico che assicuri una certa resistenza dal punto di vista meccanico; quello intermedio, invece, è un TNT in poliestere o polipropilene atto a svolgere la funzione di filtro e le sue microfibre hanno un diametro che va da 1 a 3 micron. Lo strato interno (che non è presente in tutti i modelli), svolge una funzione protettiva nei confronti della pelle del viso.

Questi dispositivi monouso si adattano parzialmente alla forma del viso di chi le indossa grazie ad alcune pieghe (in particolare all’altezza del naso) ma, contrariamente alle mascherine FFP2, FFP1 e FFP3, non assicurano un completo isolamento delle vie respiratorie dall’esterno. Vediamo, allora, in cosa si differenziano dalle chirurgiche queste mascherine appena citate.

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Mascherine FFP1, FFP2 e FFP3: come sono fatte

Le mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 si distinguono nettamente da quelle chirurgiche non solo per la loro forma e consistenza, ma soprattutto per la loro capacità filtrante. La scelta di descrivere la loro composizione in un unico paragrafo è dovuta a una ragione molto semplice: di base, la struttura e i materiali sono i medesimi. Ciò che cambia tra le tre tipologie di dispositivo è il livello di protezione che esse assicurano.

Anche queste mascherine sono realizzate in TNT e sono il frutto dell’unione di tre strati. Tuttavia, le funzioni di ognuno di questi strati sono molto diverse da quelle dei dispositivi chirurgici di cui ti ho parlato in precedenza. Il primo strato (quello più esterno) protegge dalle particelle di dimensioni più grandi, quello intermedio filtra i microrganismi e le microparticelle più piccole mentre quello interno serve per proteggere la maschera dall’umidità prodotta con il respiro e per preservare la sua forma.

A differenza delle mascherine chirurgiche, le mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 non proteggono soltanto le altre persone dalla contaminazione, ma anche chi le indossa. Tuttavia, la loro protezione nei confronti dell’esterno può cambiare in base alla presenza o meno di una valvola. Questo componente serve principalmente per evitare che si formi condensa e per rendere più agevole la respirazione, ma riduce la capacità filtrante verso l’esterno. Pertanto, non è esattamente l’ideale se si è positivi al Covid-19 o, in generale, a un virus.

Ma vediamo quali mascherine si adattano meglio ai vari utilizzi.

Come vengono prodotte le mascherine

Quali mascherine utilizzare a seconda dei vari casi

Le mascherine chirurgiche sono un dispositivo utile se l’obiettivo è proteggere l’ambiente circostante da una contaminazione batterica o virale, perché la loro efficacia filtrante verso l’esterno è pari al 95%. Sono meno adatte, invece, se l’utilizzo è finalizzato alla protezione da agenti patogeni o particelle dannose, perché non assicura una protezione superiore al 20%.

Per avere la certezza di una protezione adeguata sia per sé stessi sia per gli altri, è raccomandato l’uso delle mascherine FFP1, FFP2 e FFP3. Le prime hanno una capacità filtrante del 72%, le seconde dal 92% al 94%, le terze addirittura del 98/99%. Naturalmente, questo livello di protezione riguarda la capacità filtrante da e verso l’esterno, ma vale solamente per i dispositivi senza valvola espirante. La presenza di questo componente, infatti, mantiene intatte le capacità filtranti verso l’interno ma limita la protezione per l’ambiente circostante all’utilizzatore (che cala al 20%).

Di conseguenza, l’utilizzo di una mascherina dotata di valvola è assolutamente sconsigliato se si ha la certezza o il sospetto di essere positivi a un virus o un batterio. In genere, questi modelli di mascherine vengono utilizzati anche nell’industria chimica o in qualsiasi contesto lavorativo in cui si rende necessaria una protezione da sostanze tossiche.

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In conclusione

Se vuoi proteggerti adeguatamente, è importante che tu conosca la composizione e le funzioni dei vari tipi di mascherina reperibili in commercio. È altresì importante assicurarsi di dotarsi di dispositivi certificati perché una mascherina priva di certificazione potrebbe non assolvere le sue funzioni ed esporti a rischi che non vale la pena correre.

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