MaskHaze: tutte le news su mascherine e igienizzanti

mascherine chirurgiche dove si comprano

L’inizio della fase 2 ha portato anche al raggiungimento dell’accordo tra Confcommercio, Federdistribuzione e Conad con Domenico Arcuri, eletto commissario straordinario per fronteggiare l’emergenza Covid-19 nelle strutture ospedaliere.

Secondo l’accordo, a partire dal 4 maggio, primo giorno della nuova fase, è possibile trovare le mascherine chirurgiche al prezzo politico di 0,50 centesimi di euro presso farmacie e punti vendita della grande distribuzione. Una decisione importante, alla quale si è giunti dopo le numerose polemiche e gli scandali che, negli ultimi mesi, hanno riguardato i costi troppo elevati che aziende produttrici e distributori avevano fissato per i dispositivi.

In questo articolo, rispondiamo quindi a chi si chiede dove si comprano le mascherine chirurgiche, ormai divenute obbligatorie.

Mascherine chirurgiche, dove si comprano

Sembra passato un secolo, ma in realtà sono solo pochi giorni. Se fino a un paio di settimane fa regnava la più totale confusione sulle mascherine chirurgiche, dove si comprano, quanto costano e come si utilizzano, oggi, finalmente, abbiamo alcune certezze in più.

Con il nuovo accordo stabilito all’inizio della fase 2, sappiamo che le mascherine chirurgiche si possono acquistare in diversi punti vendita delle nostre città. Non solo: ai negozi fisici si accompagnano anche tantissime possibilità di acquistare le mascherine online. E spesso, questa è la modalità più pratica di comprare i preziosi dispositivi. Vediamo perché.

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Mascherine chirurgiche

Mascherine chirurgiche, dove si comprano offline

Obiettivo dell’accordo sulla vendita delle mascherine è quello di fare in modo che i dispositivi, il cui utilizzo è ormai divenuto obbligatorio nella maggior parte delle situazioni di tutti i giorni, siano immediatamente disponibili e reperibili con più facilità dalla popolazione. Questo, soprattutto per scongiurare il sopraggiungere di una seconda ondata della pandemia, come temono gli scienziati.

Al momento, quindi, le mascherine chirurgiche sono vendute in 100.000 punti vendita in tutta Italia, suddivisi tra farmacie e parafarmacie, supermercati e tabaccai.

Come accennato, l’altra novità, assieme alla distribuzione massiccia, è il prezzo equo che è stato stabilito e che è dovuto al taglio dell’Iva. Il costo delle mascherine adesso è di 0,50 centesimi l’una. Anche questo, ovviamente, rientra nell’ottica di garantire ai cittadini un diritto essenziale come quello della salute.

Se le cose stessero davvero così sarebbe perfetto. In realtà, a pochi giorni dall’inizio della fase 2 e dall’introduzione di queste novità, le cose non stanno proprio così. A detta dei consumatori, infatti, sembra che in diversi punti vendita “offline” le mascherine chirurgiche siano già esaurite.

Il problema della scarsa reperibilità sembra dunque riproporsi, come avvenuto già nelle scorse settimane. 

Cosa succede se non indosso la mascherina?

La scarsa disponibilità di mascherine, e quindi l’impossibilità di rifornirsi tutte le volte che occorre, è in primo luogo una questione di salute e di responsabilità verso gli altri. In secondo luogo, però, bisogna ricordarsi che, a partire dal 4 maggio, il Governo ha stabilito l’obbligatorietà delle mascherine chirurgiche in tantissime situazioni. Ad esempio, bisogna indossarle quando si va a fare la spesa, o quando si prendono i mezzi pubblici. E, in generale, in tutti quei contesti in cui è difficile mantenere la giusta distanza tra le persone.

E cosa succede se in uno di questi contesti la mascherina non viene indossata? Semplice, i trasgressori possono andare incontro a sanzioni che partono da diverse centinaia di euro ad alcune migliaia. Negli ultimi mesi, abbiamo letto di episodi di questo tipo in tutta Italia.

Un motivo in più per cui diventa davvero necessario non solo sapere dove si comprano le mascherine chirurgiche ma anche avere la certezza di trovarle.

Perché acquistare online le mascherine chirurgiche

Ora più che mai è quindi indispensabile avere sempre in casa la propria fornitura di mascherine chirurgiche pronte all’uso. Se in farmacia o al supermercato è difficile trovarle, è possibile rivolgersi ai canali di vendita specializzati che si trovano nel web.

Comprare online le mascherine chirurgiche ha numerosi vantaggi

Intanto, su un portale specializzato è possibile fare la propria scelta con calma, osservando i vari modelli di dispositivi disponibili, confrontandone le caratteristiche e il funzionamento e individuando così quelli più adatti alle proprie esigenze. Inoltre, di solito, nei negozi online il numero dei pezzi disponibili è più alto rispetto a un classico punto vendita offline.

Un altro vantaggio indiscutibile è il fatto di poter comprare le proprie mascherine chirurgiche comodamente da casa senza dover fare file interminabili in farmacia o alla cassa del supermercato (rischiando, oltretutto, di trovarsi a poca distanza da altre persone).

Perché acquistare online le mascherine chirurgiche

Infine, acquistare online le mascherine chirurgiche vuol dire conoscere sin da subito la data di arrivo a casa dei prodotti e significa anche poter contare su un servizio di consegna puntuale e preciso.

Negozi online e portali specializzati rappresentano quindi la risposta ideale per chi si chiede dove si comprano le mascherine chirurgiche e non riesce a trovarle facilmente in farmacia. In questo modo, oltre a semplificarsi notevolmente la vita, si può affrontare la fase 2 con maggiore serenità avendo i propri dispositivi di protezione sempre a portata di mano. 

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Un tempo eravamo abituati a collegare l’immagine delle mascherine sul viso esclusivamente a quella dei turisti giapponesi in vacanza nelle nostre città o alle visite dal dottore e dal dentista.

Da quando è esplosa l’emergenza sanitaria del Coronavirus, le cose sono molto cambiate e, per disposizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle altre autorità in campo sanitario, le mascherine chirurgiche monouso si sono così diffuse da diventare uno dei tanti oggetti importanti della nostra quotidianità.

Stiamo imparando a conoscerle meglio, dal momento che è diventato obbligatorio indossarle nella maggior parte delle situazioni che passiamo fuori casa. Dunque, è del tutto legittimo chiedersi come sono fatti questi dispositivi, come si usano e come funzionano.

In questo articolo, entriamo proprio nel merito di come sono fatte le mascherine chirurgiche monouso che tutti, ormai, portiamo abitualmente sul viso: quanti strati le compongono, con quali materiali sono realizzate e che tipo di protezione possono garantire.

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Come sono fatte le mascherine chirurgiche monouso 

Sappiamo che le mascherine chirurgiche monouso sono dispositivi medici, che si differenziano dai dispositivi di protezione individuali come le mascherine filtranti FFP1, FFP2 e mascherine FFP3.

Quelle chirurgiche, infatti, sono pensate per proteggere gli altri dall’eventuale contaminazione di chi le indossa. I dispositivi di protezione individuale, invece, sono fatti per proteggere la persona che li indossa dall’inalazione di particelle nocive, virus e polveri presenti nell’aria e provenienti dall’esterno.

La principale differenza tra le due tipologie di mascherine consiste nel fatto che quelle chirurgiche non possiedono una capacità filtrante che possa fare da barriera ai microrganismi all’ingresso. Tuttavia, se indossate correttamente da chi è infetto possono proteggere gli altri dalla contaminazione di colpi di tosse e starnuti. 

Allo stesso modo, le mascherine chirurgiche monouso vengono usate da medici e infermieri durante le visite o in sala operatoria per evitare di trasmettere infezioni nell’ambiente. 

Ricordiamo, però, che la protezione più forte contro i virus (e non solo), come il Coronavirus, si ottiene proteggendo se stessi con le mascherine FFP2 o FFP3. Le mascherine chirurgiche monouso possono però essere utilizzate in mancanza di dispositivi più efficaci contro i virus. 

Dopo questa doverosa distinzione, scopriamo come sono fatte le mascherine chirurgiche monouso.

Come sono fatte le mascherine chirurgiche monouso

Mascherine chirurgiche monouso: numero di strati e materiali

La maggior parte delle mascherine chirurgiche monouso si compongono di tre strati sovrapposti

Lo strato centrale è quello più importante perché è quello filtrante, che fa da barriera ai microrganismi dannosi all’entrata e all’uscita. Tuttavia, come abbiamo detto, la protezione offerta dalle mascherine chirurgiche monouso è molto più limitata rispetto ai dispositivi di protezione individuale. La capacità filtrante, infatti, è quasi totale verso l’esterno (arriva fino al 90%), ma è molto ridotta dall’esterno verso chi le indossa (arriva più o meno al 20%). Questo perché questi dispositivi, una volta indossati, non aderiscono mai perfettamente al volto. 

Lo strato filtrante delle mascherine chirurgiche è fatto di Polipropilene soffiato a fusione. Il primo e il terzo strato sono, invece, fatti di materiale di tessuto non tessuto. Lo strato più esterno, di solito, è un tessuto non tessuto di tipo Spunbond al quale viene fatto un trattamento idrofobo per garantire la resistenza agli eventuali schizzi d’acqua. 

Anche lo strato più interno, quello a contatto con il viso, è in materiale Spunbond. Inoltre, è realizzato in modo che risulti anallergico per la pelle. In alcuni casi, questo strato può presentare la barretta regolabile per il naso o le linguette che permettono alla mascherina di fissarsi meglio ai contorni del volto.

Altri materiali che possono essere usati nella produzione delle mascherine chirurgiche monouso sono il polistirene, il policarbonato e il poliestere. 

Gli strati di tessuto non tessuto sono, a loro volta, composti da più strati assemblati insieme da alcuni macchinari specifici con bobine. Dopo l’assembramento finale, ogni mascherina viene sterilizzata. 

Mascherine chirurgiche monouso: numero di strati e materiali

Un aspetto molto importante è la validazione di ogni dispositivo: questa fase avviene tramite il superamento di alcuni test che garantiscono l’efficacia del prodotto. La maggior parte di questi test indagano la capacità filtrante, la traspirabilità e la resistenza della mascherina: la protezione fornita dai dispositivi, infatti, dipende molto dal tipo di materiale usato per produrli, ma anche dal modo in cui è avvenuta la lavorazione e l’intreccio dei materiali tra loro.

Se una mascherina chirurgica è certificata secondo la norma UNI EN 14683:2019 + AC:2019, vuol dire che è stata prodotta secondo tutti i criteri stabiliti per legge e che ha superato tutti i testi di validazione.

Infine, ricordiamo che qualsiasi mascherina può rivelarsi del tutto inefficace se non indossata correttamente, oppure se danneggiata e se è stata a contatto con persone o superfici contaminate.

Pertanto, l’uso di questi dispositivi deve essere sempre accompagnato da adeguati comportamenti (ad esempio il distanziamento sociale) e dal rispetto delle norme igieniche (come lavarsi spesso le mani con estrema attenzione o, nell’impossibilità di farlo, utilizzare un gel igienizzante mani), così come raccomandato dalle autorità in ambito sanitario.

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mascherine con filtro

La tanto attesa fase 2 della pandemia da Covid-19 è iniziata da pochi giorni ed è ormai nota a tutti la grande importanza che le mascherine hanno acquisito nel fronteggiare questa situazione.

Sappiamo che nella maggior parte delle azioni che svolgiamo fuori casa è obbligatorio indossarle. Tuttavia, in giro capita di vedere spesso persone che indossano diverse tipologie di dispositivi. Mentre alcuni, infatti, portano sul viso semplici mascherine chirurgiche (come quelle che sono state distribuite gratuitamente dai comuni alla popolazione), altri, invece, indossano dei sistemi un pochino più complessi a vedersi: le mascherine con filtro.

Ma in cosa consistono esattamente e come funzionano? Sono indispensabili in ogni momento della vita quotidiana oppure in alcune situazioni possiamo farne a meno?
Nei paragrafi successivi facciamo chiarezza su questo argomento.

Quando usare e quando non usare le mascherine con filtro 

Le mascherine con filtro, altrimenti dette filtranti facciali, sono dispositivi di protezione individuale (DPI).

Il nome deriva dal fatto che possiedono una capacità filtrante che permette loro di bloccare il passaggio nelle vie respiratorie dell’individuo delle polveri, degli agenti patogeni e inquinanti presenti nell’aria. Arrivano a limitare il passaggio di particelle davvero minuscole, dell’ordine di 0,6 micron, evitando così che vengano inalate.

Questi dispositivi devono presentare la marcatura CE: prima di essere messi in commercio devono sottostare a normative e criteri di realizzazione molto rigorosi.

Le mascherine con filtro usate in ambito sanitario, specialmente durante l’attuale emergenza da Covid-19, sono le mascherine FFP2 e le FFP3, dove 2 e 3 indicano il grado protezione che offrono contro i microrganismi nocivi. Questi due tipi di dispositivi hanno una capacità filtrante rispettivamente del 95% e del 99%.

Inoltre, i DPI possono essere dotati di valvola di espirazione, che facilita la respirazione di chi le indossa.

Com’è stato spesso raccomandato dalle autorità sanitarie, l’utilizzo di queste mascherine va accompagnato a norme di comportamento e di igiene molto precise e serrate. Inoltre, le mascherine con filtro monouso (che sono la maggior parte di quelle presenti in commercio) vanno gettate una volta esaurito il tempo di efficacia del filtro, che di solito ha una durata di alcune ore (circa 8).

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quando non usare le mascherine con filtro

Quando si può fare a meno delle mascherine con filtro

In alcune situazioni si ritiene che la diffusione del Coronavirus (e dei virus in generale) sia molto limitata. Pertanto, sono ridotte anche le probabilità di contagio. In contesti del genere è quindi possibile fare a meno di usare le mascherine con filtro.

Ad esempio, non ha alcun senso indossare mascherine con filtro quando si è a casa, a meno di non convivere con persone positive o infette dal virus.

Un’altra situazione potenzialmente tranquilla è quella della cosiddetta passeggiata solitaria vicino casa o al parco, purché si mantenga la dovuta distanza dalle altre persone. Stessa cosa vale per chi esce molto di rado, ad esempio solo per andare a fare la spesa in un punto vendita dove gli ingressi sono contingentati e dove sono rispettate tutte le norme igieniche del caso.

In generale, la mascherina con filtro può essere evitata in tutte quelle situazioni in cui la distanza sociale dagli altri individui può essere tranquillamente mantenuta.

Questa “tranquillità” si spiega con il fatto che il Coronavirus non è sospeso nell’aria che respiriamo, ma nelle goccioline di saliva che possono entrare in contatto con le nostre vie aeree. Ecco perché in quei contesti in cui le persone possono distanziarsi l’una dall’altra è permesso non indossare le mascherine con filtro FFP2 o mascherine FFP3.

In questi casi, va benissimo indossare la mascherina chirurgica (che non è un dispositivo di protezione individuale come gli altri che abbiamo descritto, ma un dispositivo medico).

Quando usare le mascherine con filtro

Le mascherine con filtro vanno invece utilizzate in contesti in cui si presuppone che il virus circoli più frequentemente e dove il rischio del contagio è quindi elevato.

A questo proposito, l’ambito sanitario è ovviamente quello in cui occorre fare la massima attenzione.
Durante le fasi critiche della pandemia da Covid-19, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato indicazioni precise sull’uso delle mascherine con filtro da parte del personale medico che lavora a stretto contatto e a distanza ravvicinata con pazienti positivi al virus, infetti o potenziali tali.

A seconda del grado di esposizione e del rischio che corrono, medici e infermieri devono indossare le mascherine con filtro FFP2 o le FFP3. Sono questi gli unici dispositivi in grado di proteggere coloro che stanno combattendo questa terribile emergenza nei nostri ospedali.

Le mascherine con filtro vanno usate anche in casa, nei casi in cui si assiste qualcuno risultato positivo o infetto. In questo caso, però, è bene che anche la persona positiva o malata indossi una mascherina, per evitare di diffondere il virus tramite la saliva o altri fluidi organici e proteggere, così, gli altri familiari e le persone attorno.

quando usare le mascherine con filtro

Infine, è bene indossare una mascherina con filtro se si abita in una zona o in un quartiere ad alta concentrazione di positivi o di malati Covid-19 e si è costretti a frequentare luoghi come il supermercato (nella stessa zona), alcuni servizi o a prendere i mezzi pubblici. In questo modo, è possibile proteggersi dal rischio di contagio.

Leggi anche: Mascherine da infermiere e malasanità: il caso del Fatebenefratelli di Milano

mascherine contro virus

Le mascherine contro i virus sono i dispositivi che possiedono una capacità filtrante certificata e riconosciuta. Non a caso, si tratta di quei prodotti raccomandati dalle autorità sanitarie come L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute.

Nello specifico, queste maschere sono in grado di proteggere le vie aeree dell’individuo dall’ingresso di polveri, virus, batteri e altri agenti inquinanti e patogeni. Pertanto, questi dispositivi sono adatti anche a proteggere dal Coronavirus. 

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ancora in corso ha portato alla ribalta il tema delle mascherine e il loro utilizzo da parte della popolazione. Tuttavia, nonostante se ne parli da ormai più di due mesi c’è ancora parecchia confusione in merito. La cosa importante da sapere è che i dispositivi in grado di proteggere dai virus come il Coronavirus sono le mascherine FFP2 e FFP3, in virtù, appunto, della loro potenza filtrante.

Chiariamo di cosa si tratta e come funzionano questi prodotti.

mascherine contro i virus efficaci

Le mascherine contro i virus

Da quando è iniziata l’emergenza del Coronavirus abbiamo imparato a distinguere le mascherine chirurgiche da quelle respiratorie, dette anche dispositivi di protezione individuale.

Le mascherine chirurgiche sono pensate per proteggere gli altri da un’eventuale contaminazione da parte di chi le indossa. Non sono dispositivi di protezione individuale ma dispositivi medici. Realizzate in materiale di tessuto non tessuto, devono possedere la marcatura CE a dimostrazione del fatto che si tratta di prodotti idonei a bloccare il passaggio delle goccioline di saliva.

Le maschere respiratorie, o filtranti, sono invece pensate per proteggere l’organismo di chi le indossa. Filtrano, infatti, virus, batteri e altre microparticelle che si trovano nell’aria impedendogli di entrare nelle vie aeree. Per questo motivo, funzionano come mascherine antivirus.

Questi dispositivi di protezione individuale sono classificati in base alla loro capacità filtrante e alla perdita totale all’interno. Su questa base si distinguono maschere FFP1, FFP2 e FFP3. Solo gli ultimi due tipi sono efficaci per proteggere dai virus e quindi anche dal Coronavirus. 

A meno che non sia specificato dal produttore, si tratta quasi sempre di mascherine monouso che vanno gettate dopo il primo utilizzo.

Leggi anche: Mascherine da infermiere e malasanità: il caso del Fatebenefratelli di Milano

Mascherine antivirus efficaci: FFP2 e FFP3

Le mascherine FFP2 sono in grado di filtrare fino al 95% di virus, polveri, fumi e particelle nocive di dimensioni fino a 0,6 micron.

Le mascherine FFP3 sono ancora più efficaci, in quanto proteggono anche da batteri, spore e altri agenti patogeni. La loro capacità filtrante arriva al 99%.

La scelta tra un modello FFP2 e uno FFP3 dipende proprio da questa efficienza, nonché dal grado di esposizione ai virus ai quali si è esposti. In generale, le autorità sanitarie raccomandano l’uso di dispositivi FFP2 a chi è sottoposto a un rischio medio basso di contagio, mentre le mascherine FFP3 a chi, invece, è esposto a un rischio medio alto. È quindi questo il caso di medici e personale sanitario che lavorano a stretto contatto con pazienti infetti da Covid-19 o potenziali tali.

Questi dispositivi sono quindi efficaci anche contro altri virus comuni, come quello dell’Influenza A, del Morbillo e della Varicella.

I dispositivi di protezione individuali sono spesso dotati di una valvola di espirazione che dona maggiore comfort a chi li indossa. Permette, infatti, di far fuoriuscire il fiato evitando che all’interno della maschera si crei la condensa. Proprio per questo motivo, però, è assolutamente necessario che le persone positive ai virus o infette non indossino maschere contro i virus dotate di valvola.

Come usare le mascherine contro i virus

Le autorità sanitarie sono state molto chiare: non basta indossare una mascherina contro i virus per essere protetti. Bisogna indossarla per bene e utilizzarla in modo corretto affinchè possa funzionare a dovere.

Innanzitutto, occorre continuare a rispettare la regola del distanziamento sociale ed evitare gli assembramenti.

Poi, ci sono le norme igieniche da seguire: in particolare, occorre lavarsi le mani con estrema attenzione prima di indossare la maschera. Questa va indossata prendendola dagli elastici e agganciandoli dietro le orecchie; se sono presenti i lacci, vanno legati dietro il capo e il collo. 

Per funzionare correttamente, la maschera deve aderire bene al viso e coprire naso, bocca e mento.

mascherine antivirus efficaci

Le stesse attenzioni vanno prese quando è ora di rimuovere il dispositivo: bisogna evitare di toccarne la parte anteriore e prenderlo dagli elastici o dai lacci. La maschera va poi avvolta in un sacchettino e gettata nel contenitore dell’indifferenziata.

Subito dopo, vanno lavate la mani con acqua e sapone o con una soluzione idroalcolica. 

Se la mascherina viene toccata continuamente con le mani sporche, o riutilizzata più volte quando invece dovrebbe essere gettata dopo il primo utilizzo, rischia di diventare pericolosa e controproducente.

A questo proposito, bisogna attenersi alle indicazioni fornite dalla ditta produttrice in merito alla possibilità di utilizzare più volte il dispositivo. In generale, come accennato, le mascherine sono monouso. Non è quindi previsto che vengano riciclate, lavate o disinfettate per poter essere conservate. Qualsiasi procedimento di questo tipo potrebbe danneggiarle e risultare pericoloso per chi le indossa. 

Leggi anche: Mascherine FFP2 e FFP3: caratteristiche e differenze

mascherine da infermiere

Risale alla metà di marzo, quindi al periodo della piena emergenza sanitaria da Covid-19, la notizia dell’arrivo all’ospedale Fatebenefratelli di Milano di un carico di mascherine del tutto inadeguate ad affrontare il terribile virus.

Al personale sanitario è bastata una semplice occhiata per capire che si trattava di mascherine da imbianchino, o muratore, del tutto insufficienti a proteggere medici e infermieri dal rischio di contagio. Si trattava, infatti, di prodotti che, oltre a lasciare scoperto in parte il volto, rischiavano di danneggiarsi perché troppo fragili.

Ma il principale problema di quelle presunte mascherine da infermiere e da medico consisteva nel non poter affatto fornire una barriera di ingresso alle vie aeree nei confronti di microrganismi molto piccoli come i virus. Forse avrebbero potuto a malapena filtrare le polveri più grossolane, ma di certo si sarebbero rivelate molto pericolose se utilizzate all’interno di un reparto Covid-19.

Oltretutto, la durata delle mascherine consegnate al Fatebenefratelli non riusciva neanche a coprire quella di un intero turno.

Non appena la notizia di questo caso di malasanità ha iniziato a circolare, gli altri ospedali milanesi si sono mobilitati per l’invio di mascherine da infermiere e personale medico FFP2 e FFP3, che sono gli unici dispositivi di protezione individuale in grado di proteggere dal Coronavirus.

In questo articolo spieghiamo quindi perché è bene che il personale sanitario ricorra a questi dispositivi durante l’emergenza sanitaria in corso. Inoltre, vediamo perché le semplici mascherine chirurgiche non sono sufficienti a fronteggiare questa grave situazione.

mascherine da infermiere quali sono

Mascherine da infermiere: quali sono le più adatte contro il Coronavirus?

Prima di spiegare quali sono le mascherine da infermiere più adatte nella lotta contro il Coronavirus occorre distinguere tra Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e Dispositivi Medici

Al primo gruppo appartengono le mascherine FFP2 e FFP3 alle quali abbiamo accennato nel paragrafo precedente, mentre nel secondo gruppo rientrano quelle chirurgiche.

A seconda del grado di esposizione al rischio di contagio da Covid-19, medici e infermieri, per proteggersi, sono tenuti a indossare i dispositivi di protezione individuale. Questi, per essere efficaci e per poter dire che sono stati realizzati secondo i requisiti richiesti per legge, devono riportare la marcatura CE e rispettare la norma UNI EN 149.

Le mascherine chirurgiche, invece, non sono fatte per proteggere chi le indossa ma gli altri. Possono essere utilizzate specialmente quando si lavora a contatto con il pubblico.

In ogni caso, che si tratti di dispositivi di protezione individuale o di dispositivi medici, occorre sempre tenere a mente le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’utilizzo corretto di questi prodotti e le norme igieniche da rispettare. Una buona mascherina può infatti diventare del tutto insufficiente se indossata nel modo sbagliato o se maneggiata con le mani sporche.

Leggi anche: Mascherine FFP2 e FFP3: caratteristiche e differenze

Mascherine FFP2 e FFP3

Le mascherine consegnate all’ospedale Fatebenefratelli non erano in alcun modo capaci di limitare la diffusione del Coronavirus e dunque di proteggere medici e infermieri dal cosiddetto “rischio biologico”. Cosa che invece può essere ottenuta ricorrendo a quelle prodotte secondo la norma EN 149. 

Questa stessa norma classifica i dispositivi di protezione individuale a seconda della loro potenza filtrante in FFP1, FFP2, FFP3 (dove la dicitura FFP viene dall’inglese “Filtering Facepiece Particles” e significa “Maschere facciali filtranti contro le particelle”).

Chi deve proteggersi da agenti patogeni come il Coronavirus, o in generale dagli altri virus, deve ricorrere a dispositivi di questo tipo.

Le mascherine FFP2 hanno una capacità filtrante che protegge dal 92% di particelle, polveri, fumi, ecc., mentre i modelli di mascherine FFP3 arrivano fino al 98%. I modelli FFP1, invece, si fermano a un’efficienza filtrante del 78%, per cui possono filtrare diverse particelle ma si rivelano inadatte contro virus e altri agenti patogeni.

Occorre ricordare che, affinché i dispositivi di protezione individuale mantengano intatta la loro efficienza protettiva, questi vanno indossati e rimossi seguendo delle procedure e delle norme igieniche molto precise. Inoltre, per funzionare in modo corretto, le mascherine devono aderire perfettamente ai contorni del viso

Mascherine chirurgiche: perché non sono adatte contro il Covid-19

Passiamo adesso a quelle che sono comunemente ritenute le tipiche mascherine da infermiere o da dentista, ossia le mascherine chirurgiche.

Come abbiamo detto, questi prodotti non proteggono chi li indossa dal contatto con virus e altri agenti patogeni in quanto non aderiscono perfettamente al volto. Non sono quindi efficaci per proteggere medici e infermieri che assistono i pazienti positivi o infetti da Covid-19.

mascherine da infermiere e malasanità

Tuttavia, le mascherine chirurgiche possono proteggere gli altri se chi le indossa è infetto. La norma che ne regola la realizzazione, ossia le UNI EN 14683, prevede infatti che possano essere impiegate dai pazienti anche in casi di epidemia e pandemia. Tale norma, inoltre, classifica i dispositivi medici in base alla filtrazione batterica e alla protezione che offrono da schizzi di saliva e altri fluidi organici.

Infine, ricordiamo che la maggior parte di queste mascherine, così come dei modelli FFP2 e FFP3, sono monouso. Vanno quindi rimosse dal volto e gettate subito dopo il primo utilizzo. Non vanno mai indossate se sono venute a contatto con persone o superfici contaminate.

Leggi anche: Mascherine FFP3 durata e buone pratiche di conservazione

mascherine ffp2 e ffp3

Come abbiamo già sottolineato più volte negli articoli precedenti pubblicati sul blog, le mascherine FFP2 e FFP3, in virtù delle loro numerose caratteristiche, sono i dispositivi più efficaci nella lotta contro il Coronavirus.

Oggi scopriremo come funzionano, come usarle e, soprattutto, mostreremo come siano in grado di fornire una protezione adeguata non solo contro i virus ma anche contro diverse particelle altrettanto nocive. Non a caso, le mascherine FFP2 e FFP3, altrimenti dette maschere facciali o dispositivi di protezione individuali, vengono utilizzate in diversi contesti industriali e produttivi.

Tuttavia, è importante ricordare che non basta dotarsi di una mascherina per proteggersi. Oltre a indossarla correttamente, infatti, occorre seguire le norme di comportamento dettate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute e una corretta igiene delle mani.

Mascherine FFP2 e FFP3: cosa sono e a cosa servono

Partiamo dalla definizione. Le maschere FFP (dall’inglese “Filtering Facepiece Particles”) sono dei dispositivi facciali filtranti contro le particelle. Vanno usate in ambienti dove il tasso di ossigeno supera il 17% e funzionano contro particolati, polveri, fumi e agenti patogeni.

Le principali differenze tra i modelli FFP2 e i modelli FFP3 sono rappresentate dalla capacità di filtraggio della maschera e dalla perdita verso l’interno. Da questi valori deriva il fatto che, durante l’emergenza sanitaria del Covid-19, mentre le FFP2 sono raccomandate a chi è esposto a un rischio medio-basso (quindi il personale sanitario che assiste pazienti positivi o che sono ritenuti tali), le mascherine FFP3 sono indicate per chi va incontro a livelli di esposizione molto alti (ad esempio, il personale sanitario che assiste pazienti malati o potenziali tali).

Entrambe queste tipologie di mascherine devono essere certificate secondo la norma EN 149, che stabilisce requisiti molto stretti ai quali i prodotti devono rispondere per garantire la protezione dichiarata ed essere immessi sul mercato.

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caratteristiche mascherine ffp2 e ffp3

Mascherine FFP2

Le mascherine FFP2 sono fatte per filtrare almeno il 94% di particolati, polveri e altre particelle nocive per la salute che si trovano nell’aria. Inoltre, prevedono una perdita totale verso l’interno al massimo del 11%.

Questi dispositivi sono in grado di filtrare particelle di dimensioni fino a 0,6 micron. Proprio perché proteggono le vie aeree dell’individuo da sostanze e fumi pericolosi, che possono causare disturbi e malattie respiratorie anche molto gravi, queste maschere sono utilizzate in settori come il metallurgico e il minerario, oltre che il medico-sanitario.

Non solo: tali mascherine, infatti, sono in grado di offrire protezione anche contro gli agenti inquinanti con i quali veniamo a contatto quando ci troviamo nel traffico urbano. 

Mascherine FFP3

Le maschere facciali FFP3 possiedono una capacità filtrante ancora più elevata delle FFP2. Sono, infatti, in grado di filtrare fino al 99% delle particelle nocive presenti nell’aria di dimensioni di 0,6 micron. La perdita totale all’interno di queste maschere non supera il 5%.

Le mascherine FFP3 proteggono quindi l’individuo da polveri sottili, fumi, nebbie e microrganismi patogeni come virus e batteri. Inoltre, rappresentano la soluzione più efficace contro gli agenti inquinanti presenti nel normale contesto urbano.

Questo fa sì che, oltre a essere indicate per il personale sanitario ad alto rischio esposizione e per chi lavora in settori industriali potenzialmente pericolosi come quello chimico, vengano raccomandate anche a chi svolge un lavoro che porta a stare diverse ore a contatto con il traffico cittadino.

Mascherine FFP2 e FFP3 senza valvola

Le mascherine FFP2 e FFP3 possono essere dotate di valvola di espirazione. Questa non incide sulla potenza filtrante del dispositivo ma serve a dare maggiore comfort a chi la indossa.

La valvola, infatti, permettendo al fiato di uscire dalla mascherina, evita la formazione di umidità all’interno e, cosa non da poco, previene il fastidioso appannamento degli occhiali. Inoltre, rende più agevole la respirazione.

Tuttavia, nell’ottica di ridurre la diffusione di virus come il Coronavirus, si raccomanda alle persone positive, malate o potenziali tali di non indossare assolutamente dispositivi dotati di valvola.

Questo perché, assieme al fiato potrebbero fuoriuscire anche goccioline di saliva contenenti agenti virali come, appunto, il Coronavirus.

differenze tra mascherine ffp2 e ffp3

Mascherine FFP2 e FFP3: monouso o riutilizzabili?

La stragrande maggioranza di mascherine FFP2 e FFP3 in commercio sono monouso, quindi vanno gettate subito dopo esser state rimosse dal viso. Tuttavia, è possibile trovarne alcune riutilizzabili. Ma come facciamo a capire se si tratta di prodotti usa e getta o di prodotti che possono essere usati più volte?

Per capirlo basta dare un’occhiata alla confezione del dispositivo: occorre, infatti, verificare che siano indicate le lettere NR (non riutilizzabile) o la lettera R (riutilizzabile). Tuttavia, tutte le mascherine vanno gettate dopo essere state impiegate in ambienti ad alto rischio di contagio da Covid-19.

Allo stesso modo, i dispositivi che risultano danneggiati o sporchi non vanno indossati, in quanto la loro efficacia potrebbe risultare compromessa.

La durata della mascherina monouso dipende dall’uso che se ne fa, dall’esposizione cui si va incontro e anche dal tipo di dispositivo stesso: solitamente, le mascherine FFP2 e FFP3 hanno una durata massima di 8 ore. Ma, a questo proposito, si raccomanda di seguire sempre le indicazioni fornite dalla ditta produttrice.

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mascherine ffp3 durata

I dispositivi di protezione individuale (DPI) si differenziano tra loro e dai dispositivi medici per alcune caratteristiche specifiche, tra cui la capacità filtrante. I vari modelli di DPI hanno in comune il fatto di dover rispettare le normative europee previste per il settore e dover soddisfare alcuni criteri di sicurezza e conformità molto rigorosi.

Solo i prodotti che soddisfano tali requisiti possono essere ritenuti conformi e idonei a proteggere l’individuo da particelle, agenti patogeni e polveri sottili presenti nell’aria. Ma, appunto, le differenze tra una classe di dispositivi e l’altra sono tante e non si limitano a questo.

In questo articolo, entriamo nel merito dei dispositivi di protezione individuali ritenuti più efficienti perché possiedono la più alta capacità filtrante: le mascherine FFP3. Scopriamo come funzionano, quale è la loro durata e come vanno utilizzate per non comprometterne l’efficacia.

Mascherine FFP3: cosa sono, quanto durano e come si usano

Oltre a essere impiegate in ambito sanitario, le mascherine FFP3 sono utilizzate in diversi campi produttivi e industriali. Questo perché, oltre a proteggere dai virus medici e infermieri che assistono pazienti in situazioni ad alto rischio di contagio, sono in grado di difendere le vie respiratorie anche da polveri sottili, particolati, fumi e nebbie tossiche. Non a caso, sono largamente impiegate in settori come quello minerario, siderurgico ed edile.

La mascherine FFP3 possiedono infatti una capacità filtrante del 99% delle particelle, dei virus e delle sostanze tossiche presenti nell’aria. 

Ecco perché, durante l’attuale emergenza sanitaria, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato l’utilizzo di questi dispositivi al personale sanitario che opera in prima linea al fianco di malati infetti e potenziali tali dal Covid-19, in particolare durante interventi come l’intubazione e la broncoscopia.

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quanto durano le mascherine ffp3

Durata delle mascherine FFP3

Quando si parla di dispositivi di protezione individuale, una delle domande più frequenti riguarda la durata delle mascherine FFP3

Le mascherine mediche possono essere monouso o riutilizzabili; in genere, però, in commercio  sono diffuse soprattutto quelle usa e getta. Le aziende produttrici sono tenute a specificare tale caratteristica sulla confezione riportando le lettere R o NR, a seconda che si tratti di prodotti riutilizzabili o non riutilizzabili.

I dispositivi di protezione individuale monouso vanno adeguatamente buttati e smaltiti dopo la rimozione. La durata delle mascherine FFP3 può coprire un arco di diverse ore (solitamente non più di otto). Al termine dell’intervallo di tempo previsto, la mascherina non va assolutamente conservata, in quanto la sua capacità filtrante si riduce significativamente rendendone pericoloso l’utilizzo.

Inoltre, si raccomanda di diffidare da improbabili modalità di sanificazione e pulizia dei dispositivi monouso con alcool o altri detergenti allo scopo di riciclarli per un secondo utilizzo. Il rischio di questi trattamenti, infatti, è quello di compromettere l’efficacia, danneggiarlo e renderlo così molto pericoloso per la salute dell’individuo.

Ultimamente, la scarsa reperibilità sul mercato di mascherine e maschere filtranti ha indotto diverse aziende a riconvertire la propria produzione dedicandosi alla realizzazione di questi prodotti. La maggior parte delle aziende si sta concentrando sulla messa a punto di dispositivi lavabili in tessuto o in cotone.

Occorre specificare, però, che le mascherine lavabili, per quanto comode, non possono assicurare la stessa protezione da virus e agenti inquinanti che offrono gli altri dispositivi di protezione individuali.

Come si usano le mascherine FFP3

Le autorità sanitarie insistono molto sulla necessità di indossare, usare e rimuovere i dispositivi di protezione individuali in modo corretto e attento per non comprometterne l’efficacia.

Innanzitutto, occorre ricordare che le mascherine FFP3, per poter funzionare, devono coprire naso e bocca e aderire perfettamente al viso. Gli uomini con la barba potrebbero quindi non riuscire a indossare il dispositivo in modo opportuno e quindi a non ricevere una protezione completa. 

La mascherina va poi fissata alla testa mediante gli appositi lacci o gli elastici.

Il Ministero della Salute e le altre autorità in ambito medico-sanitario hanno diffuso anche alcune indicazioni a proposito dei comportamenti virtuosi da seguire durante l’attuale emergenza sanitaria.

durative mascherina ffp3

L’uso dei dispositivi di protezione individuale (ma anche delle semplici mascherine chirurgiche) deve essere infatti associato all’adozione di specifiche norme igieniche:

  • Occorre infatti lavarsi le mani con estrema cura prima di indossare la mascherina e dopo averla rimossa. Per il lavaggio basta usare acqua tiepida e sapone oppure una soluzione idroalcolica o un gel igienizzante mani.
  • Non bisogna assolutamente toccare la mascherina con le mani sporche: questo equivarrebbe a ridurne fortemente l’efficacia e a mettere a rischio la propria salute e quella degli altri. 
  • Allo stesso modo, la mascherina deve evitare qualsiasi contatto con superfici sporche e/o possibilmente contaminate.
  • La parte anteriore della mascherina non va toccata al termine dell’utilizzo in quanto potrebbe essere contaminata. Va quindi rimossa dal viso prendendola dai lacci o dagli elastici.
  • Dopo averla rimossa dal viso, la mascherina va messa in un sacchetto e gettata nel contenitore della raccolta indifferenziata.
  • Oltre a questo, bisogna poi ricordarsi di mantenere la distanza sociale raccomandata, evitare gli assembramenti e il contatto con persone risultate positive o infette dal virus.

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mascherine giapponesi

Passeggiando per le città ce lo siamo chiesti tutti almeno una volta nella vita: come mai i giapponesi indossano così spesso la mascherina in luoghi pubblici e spazi aperti?

In Giappone, quella della maschera sul viso è una e propria abitudine, nata ben prima dell’insorgenza della pandemia da Covid-19. Molti sono portati erroneamente a pensare che i giapponesi le indossino per proteggersi dall’inquinamento urbano ma la realtà è molto diversa.

Qui di seguito sveliamo quindi un paio di curiosità a proposito delle mascherine giapponesi: il loro nome, i motivi per cui hanno così tanto successo e se sono davvero utili contro smog e microrganismi patogeni.

L’uso delle mascherine in Giappone

In Giappone, l’uso della mascherina rappresenta un vero e proprio fatto culturale ben radicato nella vita di tutti i giorni. 

Di solito, quando viaggiano o passeggiano per le strade, i giapponesi prediligono le classiche mascherine bianche di carta o le mascherine chirurgiche. Le aziende produttrici giapponesi, però, adorano sbizzarrirsi e dare libero sfogo alla fantasia: sul mercato è, infatti, possibile trovare mascherine di tutti i colori e tutte le forme. Più che un dispositivo, possiamo quindi dire che si tratti di un vero e proprio accessorio di bellezza.

Vi siete mai chiesti qual è il termine autoctono usato per indicare la tanto amata mascherina? Ve lo diciamo noi: Masuku, è questo il nome delle mascherine giapponesi

Adesso, entriamo nel merito dei motivi per i quali questi dispositivi sono così presenti nella cultura orientale.

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come si chiamano le mascherine giapponesi

Perché i giapponesi indossano le mascherine? 

I motivi per i quali i giapponesi amano così tanto indossare le mascherine sono diversi. Proviamo a riassumerli:

  • Salvaguardia della salute: i giapponesi sono particolarmente previdenti e, a proposito di salute, danno molta importanza al tema della prevenzione. Per cui, vista e considerata l’elevata densità demografica delle città del Sol Levante, che faciliterebbe la diffusione di virus e malattie, la popolazione è sempre stata educata a indossare la mascherina in spazi aperti e luoghi pubblici per prevenire i contagi. E dato che i giapponesi ci tengono molto anche alla cura e all’igiene del proprio corpo, e le considerano una forma di rispetto verso l’altro, indossare la mascherina quando si è malati è considerato innanzitutto un gesto altruista. 
  • Proteggersi dai pollini: proprio così, per i giapponesi la mascherina è un valido alleato contro le allergie primaverili. Questo perché riesce a evitare l’ingresso nelle vie respiratorie di polveri e pollini grossolani presenti nell’aria, soprattutto nei mesi più caldi. Non a caso, in Giappone la mascherina viene indossata anche quando si fanno le pulizie.
  • Stile: se un tempo le mascherine non erano percepite in modo molto positivo neanche dai giapponesi, ecco che le cose sono cambiate a partire dai primi anni Duemila. In quegli anni vennero infatti presentate sul mercato delle mascherine stilose e in grado di adattarsi meglio alla conformazione del viso. Nella vita di tutti i giorni, i giapponesi iniziarono così a sostituire le classiche mascherine bianche con questi accessori glamour colorati e fantasiosi, belli persino da esibire in pubblico. Inoltre, come accennato nel paragrafo precedente, la mascherina è un ottimo accessorio che permette ai giapponesi di nascondere le imperfezioni del viso. 
  • Timidezza: i giapponesi sono per natura timidi, riservati e anche molto autocritici. Quando soffrono di insicurezza, indossare la mascherina permette loro di “nascondersi” e isolarsi agli sguardi e ai giudizi degli altri. Allo stesso modo, portare la mascherina quando si va in giro può voler significare che non si ha alcuna voglia di interagire con nessuno. Infine, per le donne, pare sia un ottimo modo per difendersi da sguardi e commenti molesti.

Adesso che abbiamo scoperto il nome delle mascherine giapponesi e i motivi per cui vengono così tanto apprezzate dalla popolazione, scopriamo se questi dispositivi sono davvero utili per proteggere l’individuo da smog e virus.

Mascherine giapponesi: sono efficaci contro l’inquinamento e i virus?

Le classiche mascherine bianche tanto amate dai giapponesi, nella stragrande maggioranza dei casi, non difendono l’individuo dall’inalazione di particelle nocive, agenti patogeni e inquinanti presenti nell’aria.

Nonostante questi strumenti coprano naso e bocca, non possono essere paragonati ai dispositivi medici o ai dispositivi di protezioni individuali realizzati proprio per questi casi specifici.

In situazioni come l’emergenza sanitaria che stiamo affrontando, le tipiche mascherine giapponesi non possono quindi limitare in alcun modo la diffusione del Coronavirus.

Allo stesso modo, questi prodotti non possono proteggere chi li indossa da particolati, polveri sottili e, in generale, dagli effetti nocivi dell’inquinamento. Questo perché non possiedono alcuna capacità filtrante e non possono quindi fare da barriera all’ingresso di tali particelle nelle vie aeree.

mascherine giapponesi e coronavirus

Indossare mascherine bianche come quelle giapponesi per difendersi dallo smog è quindi inutile e controproducente perché ci farebbe sentire erroneamente protetti. 

Chi vuole tenere lontani virus e agenti inquinanti deve ricorrere a dispositivi di protezione individuali sicuri, dotati di capacità filtrante e per questo impiegati nel settore sanitario e in diversi ambiti industriali. Tali prodotti sono pensati proprio per rispondere a questa funzione di difesa dell’organismo.

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mascherine mediche

A seconda dei casi e delle situazioni, medici, infermieri e operatori sanitari possono indossare le mascherine chirurgiche (dispositivi medici) oppure le maschere filtranti (dette anche maschere respiratorie o dispositivi di protezione individuale). 

Il grado di protezione offerto da queste due categorie di strumenti è molto diverso: si va dalle prevenzione del contagio tramite liquidi biologici (come la saliva) alla prevenzione del contagio via aerosol, quindi tramite particelle molto sottili presenti nell’aria.

Pertanto, mascherine chirurgiche e maschere filtranti assolvono a funzioni molto diverse e devono anche sottostare a diverse normative. In questo articolo, approfondiamo le differenze tra le varie tipologie di mascherine mediche e scopriamo quali sono quelle più adatte contro il Coronavirus.

Come scegliere le mascherine mediche

I criteri che spingono a preferire una certa tipologia di mascherine mediche a un’altra sono diversi.

Tali criteri riguardano fattori come: 

  • L’eventuale grado di esposizione a pazienti contagiosi e infetti da virus gravi
  • La funzione che tali dispositivi devono avere (in alcuni casi va protetto chi le indossa, in altri casi vanno protetti gli altri)
  • La durata effettiva della protezione che offrono
  • Il livello di comfort che possono garantire a chi deve indossarle per diverse ore.

Vediamo cosa cambia tra le due categorie di mascherine mediche che abbiamo individuato all’inizio dell’articolo.

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mascherine mediche e per assistenti sanitari

Mascherine chirurgiche

Quelle chirurgiche sono mascherine mediche molto più semplici rispetto ai dispositivi di protezione individuale. 

La loro norma di riferimento è la UNI EN 14683:2019 + AC:2019 che ne stabilisce i requisiti di costruzione, prestazione e i test di prova che devono sostenere. Tali maschere devono proteggere il paziente del medico, o del dentista, da eventuali goccioline di saliva contenenti agenti infettivi. Pertanto, le mascherine chirurgiche proteggono solo il paziente, ma non il medico che le indossa.

Chiaramente, le stesse mascherine possono essere usate da chiunque: nel caso della pandemia da Covid-19, chiunque le indossi, che si tratti di persone positive ma asintomatiche o di persone infette, eviterà di trasmettere il virus agli altri.

Per funzionare correttamente, queste mascherine devono aderire del tutto al viso e coprire naso e bocca. Il loro utilizzo va accompagnato a precise norme igieniche: prima di indossarle e dopo averle rimosse occorre, infatti, lavarsi con cura le mani.

Infine, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mascherine monouso che non prevedono utilizzi successivi al primo.

Dispositivi di protezione individuali

Il secondo gruppo di mascherine mediche serve a proteggere il personale sanitario che le indossa dall’inalazione di polveri, fumi, agenti patogeni e altre particelle dannose per la salute. Sono quindi i dispositivi più indicati per proteggere medici e infermieri dal contatto con i virus. 

Queste mascherine sono costituite in parte o totalmente da materiale filtrante e, quando indossate, devono coprire naso, bocca e mento.

La normativa alla quale devono rispondere è la UNI EN 149 che ne stabilisce i requisiti minimi affinchè possano ritenersi efficaci. 

A seconda della loro capacità filtrante e della perdita totale verso l’interno, queste maschere si dividono in tre gruppi: FFP1, FFP2 e FFP3 (la sigla FFP sta per “filtering face piece). Le FFP1 hanno una potenza filtrante del 78%, le FFP2 del 95% e le FFP3 del 98%.

In alcuni casi, queste mascherine mediche possiedono una valvola di espirazione che facilita la respirazione. Permettendo la fuoriuscita del fiato, tale valvola, se da un lato migliora il comfort di chi le indossa perché permette di non creare umidità all’interno della maschera ed evita l’appannamento degli occhiali, dall’altro lato può diventare pericolosa se indossata da una persona infetta. 

Come le mascherine chirurgiche, anche la maggior parte dei dispositivi di protezione individuali sono monouso e non possono essere riutilizzati. A tal proposito, per non comprometterne l’efficacia si raccomanda di attenersi attentamente alle istruzioni dell’azienda produttrice.

Quali mascherine mediche usare contro il Coronavirus?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito diverse indicazioni su un utilizzo razionale dei dispositivi di protezione individuali da adottare durante l’emergenza da Covid-19. Questi vanno infatti destinati in primo luogo al personale medico sanitario che combatte il virus in prima linea.

In particolare, le mascherine FFP2 vanno utilizzate da chi è esposto a un rischio di contagio medio basso, quindi dal personale sanitario che assiste pazienti positivi o potenziali tali.

Le mascherine FFP3, invece, sono adatte a situazioni ad alto rischio di contagio, pertanto vanno indossate dal personale che si occupa di pazienti infetti o potenziali tali.

In questi casi, medici e infermieri sono tenuti a indossare non solo le mascherine ma anche altri dispositivi di protezione come guanti, tute, camici, scarpe da lavoro e visiere.

Indicazioni simili a quelle dell’OMS vengono date anche dal Ministero della Salute, il quale specifica di ricorrere alla mascherina solo se si ha il sospetto di essere infetti o di assistere persone infette.

mascherine mediche da usare

Di recente, però, la scoperta che le goccioline di saliva emesse da un colpo di tosse o da uno starnuto possano rimanere sospese nell’aria per ore e percorrere diversi metri di distanza ha rimesso in discussione le cose.

Per contrastare la diffusione del virus e ridurre il rischio di contagio è bene quindi che non sia solo il personale sanitario a portare una mascherina medica. Ci sono infatti alcune situazioni quotidiane in cui è bene che tutti la indossino: ad esempio, quando si va a fare la spesa.

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mascherine monouso

Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria del Coronavirus si è fatta molta confusione tra i vari dispositivi in grado di proteggere dal contagio.

In particolare, non tutti conoscono il funzionamento e il corretto utilizzo delle mascherine chirurgiche e delle maschere filtranti. Ma soprattutto, in pochi conoscono le differenze che ci sono tra le mascherine monouso e quelle lavabili (riutilizzabili).

In realtà, è molto importante sapere come funzionano e in cosa si distinguono queste due tipologie di prodotti, in quanto da questo dipende gran parte della loro efficacia e dunque la loro capacità di difenderci dal virus.

In questo articolo facciamo quindi chiarezza, illustrando vantaggi e svantaggi di entrambe le due categorie di mascherine.

I diversi tipi di mascherine

Prima di passare alle differenze tra mascherine monouso e mascherine lavabili, riassumiamo le tipologie di dispositivi presenti sul mercato. Distinguiamo: 

  • Mascherine semplici: utilizzate in diversi settori aziendali, ma non pensate per l’ambito sanitario. Non possiedono capacità filtrante, non necessitano quindi di marcatura CE e non sono tenute a rispettare le norme previste per gli altri dispositivi. 
  • Mascherine chirurgiche: si tratta di dispositivi medici realizzati in tessuto non tessuto. Tra i requisiti che devono soddisfare, c’è la capacità di trattenere la fuoriuscita di goccioline di saliva e altri materiali organici. Sono pensati per il settore sanitario, non proteggono chi le indossa ma gli altri. 
  • Maschere filtranti: sono i dispositivi di protezione individuale, pensati per proteggere chi le indossa dall’inalazione di virus, agenti inquinanti e polveri sottili. A seconda della capacità filtrante si distinguono in FFP1, FFP2 e mascherine FFP3. Devono riportare la marcatura CE e sottostare a criteri rigorosi di produzione e realizzazione

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mascherine lavabili

L’utilizzo delle mascherine monouso

La maggior parte delle mascherine chirurgiche e delle maschere filtranti presenti in commercio sono monouso. Pertanto, per funzionare bene, vanno gettate subito dopo l’utilizzo e non vanno assolutamente riciclate. 

L’efficacia delle mascherine usa e getta è garantita per poche ore (si va all’incirca da un minimo di tre a un massimo di otto ore, a seconda dei modelli). Trascorso questo tempo, continuare a indossarle potrebbe aumentare il rischio di contagio.

Dato che sul mercato sono presenti anche le mascherine riutilizzabili, le aziende produttrici sono tenute per legge a specificare se si tratta di prodotti di questo tipo (riportando la lettera R) o se si tratta di monouso (NR).

Le riutilizzabili, però, se non usate correttamente rischiano di essere veicolo di contagio. Pertanto, se non si ha molta esperienza con l’uso e il maneggiamento di questi dispositivi è caldamente consigliato l’acquisto di mascherine monouso.

Da un po’ di tempo a questa parte, in rete sono comparsi diversi suggerimenti “casalinghi” e tutorial per la sanificazione fai da te delle mascherine monouso. Questo, a causa soprattutto della scarsa reperibilità di questi dispositivi a seguito dell’esplosione della pandemia da Covid-19.

Tuttavia, tali procedimenti di sanificazione non hanno alcuna evidenza scientifica. Disinfettare la mascherina nel forno, lavarla con detergenti e soluzioni idroalcoliche o lasciarla asciugare all’aria aperta, come suggerito da alcuni di questi tutorial, rischierebbe solo di danneggiarla, comprometterne la capacità filtrante e renderne l’utilizzo controproducente. 

A chi acquista mascherine monouso si raccomanda di leggere attentamente il foglietto illustrativo e attenersi esclusivamente alle indicazioni fornite riguardo il funzionamento, l’utilizzo e le norme igieniche da seguire. Prima di indossare e dopo aver rimosso la maschera, infatti, bisogna lavarsi le mani con acqua e sapone o gel idroalcolico per almeno 40 secondi.

L’utilizzo delle mascherine lavabili

Da quando le autorità sanitarie hanno comunicato l’utilità delle mascherine nel fronteggiare la lotta al Covid-19, è emersa la difficoltà nel reperire questi dispositivi.

È così che molte aziende del settore tessile e non solo hanno riconvertito la loro produzione dedicandosi a questa nuova necessità e lanciando sul mercato diverse tipologie di mascherine.

Molte di queste presentano fantasie colorate, divertenti e decisamente “alla moda”, seguendo quindi uno stile molto diverso da quello dei classici dispositivi di protezione individuale.

Inoltre, molte persone si sono date al fai da te, cucendo e realizzando in casa le proprie mascherine lavabili in semplice tessuto.

Occorre precisare, però, che le mascherine lavabili non offrono assolutamente lo stesso grado di protezione delle chirurgiche e di quelle filtranti. Coprendo naso e bocca possono in qualche modo contenere il contagio limitando le possibilità che una persona malata infetti le altre. Ma visto che non possiedono alcuna capacità filtrante, non sono affatto in grado di proteggere chi le indossa dall’inalazione di agenti patogeni e inquinanti.

Le mascherine lavabili in tessuto non tessuto possono essere lavate in lavatrice a 90 gradi, ma anche su questo si raccomanda di seguire attentamente le istruzioni fornite dall’azienda produttrice. 

utilizzare mascherine lavabili

Conclusioni: è meglio usare mascherine monouso o mascherine lavabili?

Come abbiamo visto, il principale svantaggio delle mascherine monouso si lega alla loro durata molto breve e alla necessità di doversi rifornire continuamente nel periodo dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, se utilizzati correttamente, questi dispositivi possono garantire una protezione alta ed efficace dai virus sia per chi li indossa e sia per le altre persone (a seconda dei modelli).

Le mascherine lavabili possono risultare più comode perché possono essere lavate e riutilizzate. Inoltre, sono esteticamente più gradevoli da indossare. Tuttavia, hanno il grosso svantaggio di poter fornire una protezione molto ridotta. Rischiano quindi di risultare del tutto inutili nel contrastare la diffusione di virus come il Covid-19.

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